FEDERICA STORACE: L’ENIGMA DELLE PAROLE PRIGIONIERE – Scritturaviva – La Voce del Recensore

FEDERICA STORACE: L’ENIGMA DELLE PAROLE PRIGIONIERE

GENERE: RACCONTO (AVVENTURA, FANTASIA) RECENSIONE

L’Altro uomo non mi è indifferente, l’Altro uomo mi concerne, mi riguarda nei due sensi della parola “riguardare”. In francese si dice che “mi riguarda” qualcosa di cui mi occupo, ma regarder significa anche “guardare in faccia” qualcosa, per prenderla in considerazione.

Identità e alterità, più che opposte, sono due realtà che si integrano, si completano, perché l’io si riconosce nell’altro e viceversa.

Tra i filosofi che più hanno trattato il tema dell’alterità, un posto di primaria importanza è quello occupato da Emmanuel Levinàs, il quale ritiene che l’uomo di oggi abbia bisogno di ritrovarsi, di sapere chi è. Viviamo in una realtà in cui l’uomo ha smarrito il senso e la direzione per cui è necessario mettersi in viaggio verso nuovi sentieri – o forse recuperare i vecchi, quelli istintivi, innati che abbiamo dimenticato – per riscoprire l’altro, per comprendere che non siamo monadi isolate bensì esseri in relazione sin da prima della nascita quando, legati dal cordone ombelicale, immersi nel liquido amniotico siamo in comunione (in relazione) con la nostra mamma. Che ci piaccia o no dunque e per quanto molta gente ami starsene in solitudine, siamo esseri sociali e necessitiamo di relazionarci con gli altri. L’esistenza e il riconoscimento dell’altro da sé è fondamentale sia per comprendere meglio se stessi sia perché implica un’assunzione di responsabilità. L’interesse per l’altro quindi scardina quella indifferenza che l’ego tenta con ogni mezzo di difendere. Alla chiusura egoistica che mantiene le distanze scaricando ogni responsabilità nei confronti del prossimo, Levinàs con il suo umanesimo sottolinea e contrappone l’importanza di come il prendersi cura dell’altro può far riscoprire la ricchezza, la preziosità di ognuno, l’urgenza del rispetto e della valorizzazione dell’altro e la riscoperta di nuovi valori e di nuovi significati dell’esistenza. Ed è proprio di alterità, ossia della capacità di uscire da sé stessi per accogliere l’altro, che narra il racconto d’avventura L’enigma delle parole prigioniere (Tomolo edizioni, anno di pubblicazione 2022, pagg. 76) dell’insegnante Federica Storace, nel quale degli adolescenti si coalizzano per fermare un uomo cattivo che vuole privare il mondo delle parole più significative. In forma ludica – poiché non esiste miglior modo per apprendere se non divertendosi; e fiabe, favole, racconti ne sono una valida dimostrazione – l’autrice affronta così il tema delle parole, o meglio della comunicazione. Sappiamo quanto nella nostra realtà la comunicazione riesca a direzionare scelte e comportamenti. Non è un segreto ad esempio che dietro agli spot pubblicitari ci siano psicologi ed esperti di comunicazione che sanno bene come far presa sulle nostre menti. Inoltre le parole possono essere sassi scagliati con violenza ma anche balsamo che riesce a curare le ferite dell’anima. Ne conviene dunque che non possiamo essere affrettati o superficiali nell’uso di esse. Le parole hanno un peso importante, e il come le adoperiamo fa la differenza. Esse possono distruggere o costruire. Nel momento in cui parliamo, dobbiamo essere consapevoli di non pensare che le parole se ne vadano via col vento. Ecco che è necessario rendersi conto di ciò che diciamo, affinché ci sia coerenza tra il dire e il fare, per non lasciare di mezzo il mare, come recita un noto proverbio.

Il racconto della Storace, adatto a un vasto pubblico e non solo ai ragazzi, insegna verità significative e sono proprio i giovani, come i protagonisti del racconto, che possono farle riscoprire a noi adulti. I ritmi frenetici che la nostra quotidianità spesso impone portano a sacrificare lo spazio e il tempo per le cose importanti, come ad esempio i rapporti familiari, amicali, e a trascurare valori quali l’aiuto, la solidarietà, l’ascolto, l’accoglienza empatica, il mettersi a disposizione dell’altro.

La storia che l’autrice ci dona offre notevoli spunti di riflessione sul senso e significato del nostro essere al mondo come esseri uniti, collegati a tutti gli altri. Esseri che, attraverso le parole e i fatti, possono riuscire in imprese apparentemente impossibili, proprio come quella architettata dai ragazzi della storia che, fidandosi l’uno dell’altro e riconoscendo il valore di ognuno, portano a compimento la loro missione.

È interessante appurare quanto racconti del genere facciano bene all’anima, soprattutto a quella di noi adulti, lieti del fatto che c’è chi ancora crede e opera per ricordarci chi siamo, il potere che abbiamo e quanto sia possibile concretizzare ciò che desideriamo. Non comune l’abilità della Storace di trattare di argomenti complessi spiegandoli in maniera chiara e semplice. I meravigliosi disegni ad opera di Nadia Basso, la scrittura scorrevole e coinvolgente, la forma curata consentono una lettura immersiva, appagante che rinnova l’interesse, lasciando più che soddisfatti. Racconto decisamente consigliato.

Loredana Angela

INTERVISTA

Come nasce l’idea di questo racconto?

A dir la verità si potrebbe definire un racconto autobiografico. L’idea nasce dalla mia esperienza personale e di insegnante su un tema importantissimo oggi: la comunicazione, l’utilità e i limiti dei social, l’importanza della relazione “reale” che non può sostituirsi a quella esclusivamente virtuale.

Dal punto di vista personale mi hanno stimolata alla riflessione diverse occasioni in cui semplicemente dialogare con persone, anche conosciute, “vicine”, “vere”, diventava un problema, soprattutto quando la scelta cadeva su un canale comunicativo poco adatto, a cui si aggiungevano la fretta, la mancanza di tempo, l’inevitabile stress. Una differente opinione, un approccio diverso su un argomento si trasformavano in discussione fino a degenerare. Perché le parole dette al telefono, urlate o sibilanti come frecce, oppure scritte, feriscono, fanno male, rischiano di disgregare un tessuto relazionale. Ed ho cominciato a chiedermi “Perché? Che dinamiche scattano? Cosa costituisce il cuore di un’autentica comunicazione?”.

Come insegnante ho riflettuto, invece, interagendo con i miei alunni. Generazione Z con capacità digitali che, spesso, si rivelano superficiali e incomplete, un bagaglio linguistico generalmente povero, una grande fatica di critica personale e capacità di scelta autonoma. La domanda è stata come posso indurre una riflessione su questi temi nei ragazzi? E l’idea è stata scrivere un racconto appassionante, avventuroso ma ricco di contenuti e chiavi di lettura.

Quali sono i messaggi più importanti che ha voluto trasmettere?

Nella loro libertà, che non può mai prescindere dalla responsabilità, le persone non sono “isolate” altrimenti sono destinate ad accartocciarsi su sé stesse, egoiste o narcisiste. La relazione, e perciò la comunicazione sono fondamentali perché caratterizzano il nostro “essere umani”. Viviamo, però, in una stagione in cui si sprecano tante parole, se ne fa un uso sbagliato, manca la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, si corre e non si trova il tempo per incontrarsi, parlare guardandosi negli occhi. Manca il tempo per un abbraccio, anche per un silenzio che sia condiviso. Si cade spesso nelle parole urlate, nelle offese, nei fraintendimenti… tutto un impoverimento che riguarda i singoli e la società.

E poi c’è il “cyber-mondo” dove si vivono comunicazione e relazione in una dimensione virtuale che può essere ingannevole se non vissuta con la consapevolezza che la realtà è la prima dimensione in cui tessere relazioni, crescere e maturare, sia personalmente che come persone che interagiscono, amano, sono solidali, si prendono cura di e con altre persone.

C’è il tema del significato delle parole ovvero la necessità di tornare a saper andare oltre la superficie per cogliere l’essenziale e vivere in coerenza. La necessità del dialogo anche quando diventa difficile perché la comprensione richiede ascolto e rinuncia ad un po’ di sé stessi per far…posto al nostro interlocutore. L’importanza dell’ascolto e dell’empatia, quel difficile sapersi mettere nei panni degli altri, facendo un passo indietro perché noi tutti tendiamo a vedere le cose in base alle nostre necessità, esigenze, problemi, aspettative. La vera relazione richiede un rovesciamento totale, quasi una rivoluzione copernicana.

Il suo libro in realtà è per tutte le età perché…

In realtà credo che tutti i libri per ragazzi siano, in realtà, anche per chi è più grande.

“L’enigma delle parole prigioniere” è un libro per tutte le età perché offre moltissimi spunti di riflessione e tante chiavi interpretative su temi di grande attualità che toccano la vita di tutti. Ragazzi, adulti, chi è più avanti negli anni…

Una curiosità…

Sì, una curiosità c’è. Scrivendo questa storia ho pensato a tante persone che conosco e che sono diventate i personaggi del racconto. In più, molti dei dialoghi che i lettori scopriranno in queste pagine sono scambi di battute reali che ho avuto nei momenti in cui ho comunicato, riflettuto, condiviso, anche discusso su questi argomenti. È la realtà che vive in questo racconto fantasioso d’avventura proprio perché non è una favola ma un libro nato per far pensare. Me prima di tutto è, spero, tante persone.

La capacità di semplificare argomenti complessi è una inclinazione innata o qualcosa che ha appreso nel corso dall’esperienza lavorativa?

Credo entrambe le cose. Quando scrivo mi animano il piacere, la passione, la serenità. Ma non scrivendo per me, il desiderio è sempre quello di comunicare dei messaggi. Senza nessuna ambizione perché non si sa se i lettori prenderanno il libro in mano, si tufferanno nell’avventura, ne cercheranno i significati… È sempre una sfida, una scommessa. Ed è bello che sia così perché io non ho da insegnare niente a nessuno. Condivido solo quello in cui credo. I libri percorrono poi la loro strada ed io non so dove li porterà, a chi…

Quali consigli darebbe a chi volesse approcciarsi alla scrittura di opere per ragazzi?

Di conoscere i ragazzi. Il loro mondo, il loro modi di parlare, di passare il tempo… insomma tutto perché solo così, guardando anche con il loro sguardo, si può mettere in moto la creatività e scrivere opere che attirino la loro attenzione, l’interesse, la curiosità per temi, linguaggio anche le immagini. Si parte dal titolo, dalla copertina per curare ogni dettaglio.

I contenuti dovrebbero essere gli indizi che portano, infine, alla scoperta del tesoro.

In questo tempo in cui, generalmente, i ragazzi leggono poco, una conquista è che arrivino all’ultima pagina contenti dell’esperienza della lettura. Ma si può, e si deve, ambire a traguardi più alti: la scoperta del tesoro, appunto. Che potrebbe essere dare un significato a ciò che hanno letto, trovare spunti di riflessione, magari scoprire che, nella vicenda narrata, si raccontano situazioni, emozioni, delusioni, desideri, problemi che vivono anche loro.

Mille opportunità per ragazzi che sono dei “tesori” che anche noi adulti, spesso, dovremmo andare a scoprire e riscoprire.

BIOGRAFIA

Federica Storace, insegnante di Lettere e Filosofia, vive e lavora a Genova. Sposata, madre di due figli, impegnata nel volontariato educativo, autrice, socia del Centro Italiano Femminile.

Ha pubblicato due romanzi ad ispirazione autobiografica.

È uscito nel 2007 “La famiglia non è una malattia grave“, San Paolo Editore, nel 2010 “Banchi disquola“, Macchione Editore.

Impossibili ma non troppo… storie di cuore e fantasia“, 2017 Editrice Elledici, è la sua terza pubblicazione, la prima a quattro mani, con sr. Anna Maria Frison.

Ha pubblicato, con Placebook Publishing Editore, Roma, 2019, il libro, “SCIALLA E POI SPLENDI”, con cui racconta e si racconta ai suoi lettori attraverso nuove storie, questa volta istantanee dei giovani d’oggi, in una realtà fatta di numerose contraddizioni ma comunque colma di attese e sogni da cogliere e realizzare. “IMPOSSIBILI MA NON TROPPO “ e “ SCIALLA E POI SPLENDI” hanno ricevuto il Premio Speciale  alla DIDATTICA PER IL LIBERO PENSIERO” all’edizione 2020 del Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana.

Alcuni suoi racconti e poesie sono stati selezionati ed inseriti in diverse Antologie dal 2019 al 2022.

Madri per sempre. Donne raccontano maternità possibili” Erga Edizioni, Genova, 2020, rappresenta una nuova esperienza per l’autrice che unisce saggistica, autobiografia e intervista in una pubblicazione originalissima che si configura come un viaggio nell’universo femminile e nelle multiformi dimensioni della maternità. “Madri per sempre”, nel giro di un anno, si è aggiudicato diversi riconoscimenti, premi e menzioni di merito.

È uscito nel 2022, sempre per Erga Edizioni, “Sei un essere speciale. Donne e uomini raccontano la generatività”, il viaggio di “Madri per sempre” che continua con una visione più ampia sul mondo della generatività. Il libro è arricchito da circa cinquanta contenuti multimediali, accessibili attraverso l’app gratuita Vesepia, che lo rendono ancora più completo, fruibile ed originale. Il testo è stato presentato al Salone del Libro di Torino ed è ”protagonista” di numerosi eventi di promozione. Si è aggiudicato il premio del Presidente di Giuria al Premio Letterario EtnaBook Cultura sotto il vulcano, edizione 2022 e diversi altri premi tra cui il premio speciale per la saggistica al Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana 2022. Dopo meno di sei mesi dalla pubblicazione è già stata pubblicata la seconda ristampa.

“Azzurra e la sua straordinaria avventura. Il ladro di sogni” racconto per ragazzi, impreziosito da splendide tavole di fumetti realizzate da Nadia Basso, edito da Tomolo Edizioni, è la sua sesta pubblicazione, è una storia per i giovani e l’importanza della tenacia di saper sognare. Un libro intenso per lettori di tutte le età.

È arrivato al terzo posto al Concorso “Arcola un borgo da favola” 2022.

Ha esordito al Salone del Libro di Francoforte, anche il nuovo racconto per adolescenti (significativo anche per gli adulti), sempre edito da Tomolo Edizioni: “L’enigma delle parole prigioniere”, ora in distribuzione nelle librerie e negli store online.