TINA MUCCI: E SOPRA NOI IL CIELO – RECENSIONE A CURA DI SCRITTURA VIVA – LA VOCE DEL RECENSORE

GENERE: ROMANZO

RECENSIONE






TINA MUCCI: E SOPRA NOI IL CIELO
GENERE: ROMANZO
RECENSIONE

Quattro amici – dei quali di uno, Genny, sembrano essersi perse le tracce – sono i protagonisti del romanzo di Tina Mucci: E sopra noi il cielo, edito da Amazon EU per Placebook Publishing & Writer Agency Srls, anno di pubblicazione 2023, pagg. 408. In realtà gli attori di questa vicenda sono molti di più, di varie età, ognuno con la propria storia; e l’autrice sembra avere una predisposizione istintiva nel riuscire a collegare, a intrecciare e ad amalgamare armoniosamente vite così diverse tra loro. Un avvocato, Nicola, di quei pochi rimasti che agisce solo ed esclusivamente per il senso della giustizia e non per accumulare denaro; un prete, Raffaele, di quelli che non se ne vedono quasi più, dal grande cuore, depositario di un segreto che verrà svelato solo nelle ultime pagine del romanzo, che si impegna con tutte le sue forze sia attraverso l’associazione cattolica da lui creata sia con la squadra di calcio, per togliere i ragazzi dalla strada e dalle cattive compagnie; e una donna, Liliana, presidentessa di un’associazione per i diritti delle donne, si spalleggiano nelle loro imprese a favore dei più deboli, da buoni amici quali sono, essendo cresciuti insieme in quello che è l’ambiente napoletano, rinomato per la criminalità e la malavita.
Brava l’autrice nel disegnare le storie e il profilo psicologico di tutti i personaggi che catturano fin dalle prime pagine l’attenzione del lettore. La Mucci ha una penna sicura, scorrevole, in grado di coinvolgere emotivamente con semplici descrizioni e catapultare subito il lettore all’interno delle vicende. Il linguaggio è semplice e i tempi della narrazione sono quelli pacati, lenti, scanditi dalla vita di una città del Mezzogiorno. Diversi i temi trattati: il bullismo con le sue conseguenze anche nefaste, la violenza psicologica domestica, il libero arbitrio, la devianza giovanile (e non solo) figlia di realtà come quella dei vicoli difficili della città di Napoli, dove sono cresciuti i protagonisti, e nella quale sperano di operare un cambiamento, ognuno con risorse e interventi diversi ma convergenti. Le descrizioni delle varie realtà in cui l’autrice ha deciso di ambientare il romanzo si possono toccare e questo sicuramente non solo per la buona capacità scrittoria della Mucci – scrivere così non è da tutti – ma anche perché per scrivere in un determinato modo bisogna averle vissute certe esperienze, direttamente o indirettamente, aver assorbito un determinato retaggio culturale in riferimento a pregiudizi, stereotipi, “regole”, “codici” di comportamento di un determinato ambiente, e questa pregnanza salta subito all’occhio dell’attento lettore. Al centro ci sono le scelte dei protagonisti; scelte che inevitabilmente avranno delle ripercussioni anche su altre persone. Alcune di queste scelte per chi le attua sono di comodo, altre dettate da fragilità, altre ancora dalla paura e dalla mancanza di coraggio. Emerge forte un interrogativo: è possibile cambiare vita? Oppure è più facile convincersi che esiste un destino già scritto per ognuno di noi contro il quale nulla si può fare? La verità è che anche se esistono degli eventi che non dipendono da noi, ognuno può decidere della propria vita scegliendo tra le varie opzioni che gli si presentano dinanzi. Spesso il cambiamento richiede di intraprendere il cammino più lungo e tortuoso e di vestire gli abiti del coraggio che non tutti hanno; così come capita inizialmente a Donatella, vittima di un marito-padre-padrone che cerca di chiuderla sempre più in un soffocante isolamento. Per Donatella, che rappresenta un po’ la situazione di tutte quelle donne che subiscono intimidazioni e violenze psicologiche, non sarà facile denunciare gli abusi; a un certo punto tornerà indietro, per paura e per amore, ma sarà proprio l’amore, questa volta quello incondizionato che si prova per i figli, a spingere la donna ad andare avanti, a vincere i timori e a liberarsi dal suo persecutore. Eppure l’amore che emerge dalle fitte pagine del romanzo non è solo quello filiale, ma anche quello amicale e quello totale verso una fede tenace nel Signore onnipotente che guiderà Raffaele sulla via del perdono e nella sua opera di salvezza delle anime, anche se ahimè non riuscirà a salvare, soprattutto da sé stesso, chi ne avrebbe avuto maggiormente bisogno. Se è vero che ci sono realtà crudeli e difficili come quelle di portarsi dietro il peso e l’eredità delle azioni di chi ci ha preceduto – si dice che le colpe dei padri ricadano sui figli – è altrettanto vero che se si desidera davvero cambiare per migliorarsi, impegnandosi ci si può riuscire.
«Raffaele allungò la mano davanti a lui, Liliana appoggiò sopra la sua e Nicola fece lo stesso. Come allora, come quando erano ragazzi e le mani unite erano quattro. Genny aveva trovato il modo di esserci, in tutti quegli anni, ma non era più uno di loro. Si era dovuto accontentare di spiarli da lontano.» Perché? Questo e molto altro nel coinvolgente romanzo di Tina Mucci.
Complimenti all’autrice.

Alessandra Ferraro

INTERVISTA

Cosa rappresenta per lei la scrittura?

La scrittura per me è molto di più di un hobby. È una terapia, una molecola del mio DNA. Fa parte di me, come il colore della mia pelle o dei miei occhi. È vita. Non posso farne a meno. MI è capitato anche di non riuscire a scrivere, diversi anni fa. Per fortuna poi ho ritrovato l’ispirazione.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo?

Sono i personaggi che cominciano a prendere vita dentro di me e a chiedermi di raccontare le loro storie. Partono così tutti i miei romanzi, è successo anche con E sopra noi il cielo

Cosa pensa del libero arbitrio?

Penso che il libero arbitrio ci consenta di scegliere, anche quando tutto sembra essere già scritto. Possiamo decidere se assistere inermi alla nostra vita o rimboccarci le maniche. Credo anche che gli avvenimenti importanti siano già decisi, ma il nostro contributo è fondamentale. Possiamo fare la differenza, lottando per realizzare i nostri sogni o migliorarci.

Quali sono secondo lei le caratteristiche che non dovrebbero mai mancare ad uno scrittore?

L’umiltà, prima di tutto. L’arroganza e la presunzione non portano da nessuna parte. Bisogna essere disposti a mettersi in discussione, sempre. Non possiamo decidere noi di aver scritto un capolavoro, ci sono persone del mestiere che ne sanno più di noi. Ci vuole tenacia e passione. Costanza ed impegno. Si impara scrivendo e sbagliando. Non bisogna scoraggiarsi ai primi no, tanti scrittori diventati poi famosi si sono visti rifiutare i loro libri. Bisogna anche leggere molto. Io sono convinta che scrittori si nasca, quindi il tempo, l’esercizio e la tenacia possono migliorare qualcosa che abbiamo già.

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?

Ci sono diversi personaggi che cominciano a delinearsi nella mia testa. Ne verrà fuori un altro libro a breve, ne sono sicura.

BIOGRAFIA

Tina Mucci è nata a Benevento nel 1966, e vive ancora lì. Del suo segno zodiacale, Capricorno, ha tutta la tenacia, la perseveranza, la voglia di emergere che non le ha fatto mai smettere di credere di poter realizzare i suoi sogni. Uno di questi, ovviamente, è scrivere. Caratterialmente timida e poco incline ad apparire, è una persona riservata, non ama molto parlare della sua vita privata: ma ama il cinema, il teatro, la musica, la danza, oltre a cose più semplici, come stare in compagnia di amici.
Ancora una canzone è il secondo romanzo che pubblica con la stessa casa editrice. Il primo è stato Rosso Autunno uscito a marzo 2020.
In precedenza aveva pubblicato I segni sul vetro e Trovare l’edelweiss.