GABRIELLA VERGARI: L’ISOLA DEGLI ELEFANTI NANI – scrittura Viva – La Voce del Recensore

GABRIELLA VERGARI: L’ISOLA DEGLI ELEFANTI NANI

GENERE: NARRATIVA

RECENSIONE

Solo quando saremo divenuti tutt’uno con la nostra terra, quando il nostro respiro si confonderà con essa e i nostri palpiti scandiranno il tempo all’unisono, solo allora potremo raccontare di questa compenetrazione, di questa fusione che non ha più margini né linee di confine tra la materia e il nostro io. E qualora volessimo citare anche un pensiero di Oriana fallaci: «La terra è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare…». Che lo si voglia o no, dunque, i luoghi da dove veniamo e siamo cresciuti ci plasmano e influiscono su di noi fino al nostro essere più profondo contribuendo a renderci quelli che siamo e a foggiare la nostra identità. Ed è proprio di tale compenetrazione, di questa fusione, di questa aderenza tra Terra madre e anima che ci narra la scrittrice siciliana Gabriella Vergari nella sua opera L’isola degli elefanti nani (AG Edizioni, anno di pubblicazione 2003, pagg. 96) che racchiude sei penetranti racconti, due per ogni “capitolo”: Recherche e Mutamenti contenuti nel capitolo La città, dove la città è descritta dall’autrice nei suoi cambiamenti e al contempo nella sua usualità; Li hai visti arrivare e Patù inseriti nel capitolo Il mare che è narrato come portatore di novità e riflessioni; Ricorrenze e Filosseno contenuti nel capitolo La memoria. Un “viaggio” attraverso ricordi, contraddizioni, sentimenti, tradizioni. Interessante è il titolo, dato all’opera dall’autrice, che richiama gli albori della Sicilia, quasi a voler fissare un punto di riferimento dal quale tutto ha avuto inizio, il periodo in cui questa terra ospitava colonie di elefanti nani i cui resti hanno alimentato leggende e miti. Del resto, cosa è una terra se non un misto di realtà e fantasia dove si animano storie che somigliano a quelle di molti altri luoghi ma che conservano quei tratti distintivi che conferiscono ad ognuna la propria singolarità? Così come singolari sono i racconti della Vergari che, per la vividezza delle immagini, il coinvolgimento emotivo, la varietà dei linguaggi usati, ci avvicinano a contesti e catapultano in situazioni che ognuno, probabilmente a suo modo, avrà vissuto, o sulle quali si sarà interrogato. Peculiari sono i racconti dell’autrice catenese perché, benché si dica che tutto il mondo è paese, la Sicilia si caratterizza per alcuni aspetti distintivi – certi studiosi, infatti, sostengono che il popolo siciliano sia un’entità a parte quanto a cultura e a modo di vivere – come il senso della famiglia, l’onore, la gelosia, l’attaccamento alla propria terra, la teatralità della fede, il folclore; quegli aspetti, insomma, che consentono di parlare di “sicilitudine”– termine coniato da Sciascia –, tutti presenti nella singolarità della narrazione dei racconti dell’autrice. Nei suoi racconti la Vergari, infatti, narra del modo di vivere, di esperire, di avvertire, o meglio, in parole semplici, del “senso della vita” in e per questa meravigliosa terra, con le sue asperità dovute anche e soprattutto al fatto di essere stata terra di conquiste da parte di un’infinità di popoli invasori; ma anche con le sue infinite varietà di sapori, odori, colori, verità, aderenze, tradizioni, come hanno fatto, ognuno a proprio modo, i grandi scrittori siciliani – da Capuana a Verga a Pirandello a Bufalino a Sciascia – accomunati da una “inquietudine”, un indagare quasi tormentato che li ha accompagnati durante tutta la loro esistenza. Ma la scrittura vergarese non è tormentata, bensì consapevole, matura, sempre in divenire; l’autrice è capace di descrivere la realtà osservata immedesimandosi in tutto ciò che la circonda, anche nelle cose inanimate che sotto la sua abile penna magicamente prendono vita come nel racconto Mutamenti nel quale la protagonista è una statua della città di Noto, quella della poetessa Mariannina Coffa, che animandosi al crepuscolo assiste impotente agli eventi e allo scorrere del tempo, come accade di fronte a certi avvenimenti per cui nulla si può se non prenderne atto. Descrizioni, quelle dell’autrice, in cui la parola emotivamente connotata assume le sembianze di una narrazione poetica, così come poetico è il ritorno alle origini del nonno Corrado, protagonista del primo racconto Recherche, che rivedendo la sua città, Noto, dopo tanto tempo, in occasione della festa del patrono, suo omonimo, viene investito da ricordi e forti emozioni, riscoprendo quel legame indissolubile con la propria terra natia… Un viaggio che gli consente di trovare quelle parti originarie e autentiche di sé stesso. Così come autentiche sono le narrazioni sulla bellezza femminile, quella esteriore ed interiore, che suscitano profonde riflessioni nelle protagoniste dei due racconti del capitolo Il mare. Non manca l’ironia – che caratterizza la vena scrittoria di quasi tutte le opere della Vergari – che qualche volta diviene sarcasmo come in Ricorrenze, racconto nel quale la protagonista recandosi al cimitero in occasione della festa dei defunti lancia dei fiori con astio sulle foto dei suoi genitori che in vita non hanno saputo comprendere una sua passione amorosa, e l’hanno allontanata negandole l’amore e l’appoggio del quale necessitava; tutto pur di apparire “come si conviene” agli occhi degli altri. Tema ancora attualissimo, quello del giudizio-pregiudizio della gente, soprattutto nelle realtà paesane del Sud, che purtroppo sovente condiziona scelte e comportamenti. Non potevano mancare, considerando l’importante storia e la cultura così come le leggende e i miti della Sicilia, i riferimenti ad Archimede e al poeta Filosseno. L’isola degli elefanti nani: un’opera “policromatica” – come del resto tutte le produzioni della Vergari – che non può assolutamente mancare nelle nostre librerie.

Teresa Laterza

BIOGRAFIA

Dottore di Ricerca in Filologia Greco-Latina, e libera cittadina della Repubblica dell’Immaginazione, Gabriella Vergari è nata a Catania, dove vive e insegna, coltivando con amore l’incanto per gli antichi e nuovi suoni. Sono così nati: Una letteratura latina, Imago Maiorum, Catania, 2010, di cui è coautrice insieme a G. Salanitro, A. Pavano e A. M. R. Tedeschi; un breve romanzo, Inganni Cortesi, Il Girasole edizioni, Valverde (Ct), 1990; raccolte di racconti e short stories, come: Sirene, chimere e altri animali, Chieti, 1993, e L’Isola degli elefanti nani, AG edizioni, Catania, 2003; il volume Ereia, della collana Continente Sicilia, insieme al fotografo A. Garozzo, Domenico Sanfilippo Editore, Catania, 1994; un paio di pièces teatrali come Scupa! in Voci di Carte, Il Girasole edizioni, Valverde (Ct), 2008; un bestiario, Species. Bestiario del terzo Millennio, Boemi, Catania, 2012. Con il pittore F.Blandino ha già realizzato Volteggi. Orizzonti di Immagini e Parole, Borè, Tricase (Le), 2018. È inoltre autrice di contributi scientifici, apparsi su riviste scientifiche anche internazionali, e poiché, parafrasando Kavafis, la scrittura le ha sempre dato il viaggio, anche di articoli e interventi critico – culturali, su periodici, cartacei e online e magazines di settore. Dalla sua collaborazione con uno di questi, «Vivere», è nato Capriccio Siciliano, Carthago edizioni, Catania, 2018, una dichiarazione d’amore per la sua terra. Insegna in corsi di scrittura creativa per ragazzi. Alcuni suoi racconti si trovano pubblicati in antologie e miscellanee di scrittori contemporanei.