ORIETTA BOSCH: TORNERÒ A VEDERE IL MARE *Scrittura viva – La Voce del recensore

ORIETTA BOSCH: TORNERÒ A VEDERE IL MARE
GENERE: RACCONTO

RECENSIONE 


 
Il titolo dell’opera Tornerò a vedere il mare (Ctl edizioni, anno di pubblicazione 2021 pagg. 172) di Orietta Bosch ha in sé un sentimento di struggente nostalgia, ma esprime anche un desiderio tanto agognato, a lungo bramato, quello del protagonista di poter tornare nella sua isola per contemplare il “suo” mare. L’autrice racconta un fatto realmente accaduto sull’isola siciliana: il suo incontro con un uomo anziano, Nicola, al tramonto dei suoi giorni, che narrerà la storia della sua vita davanti ad un incantevole scenario della natura. Un racconto commovente che tanto bene fa all’anima. In una realtà in cui i valori umani sono stati soppiantati da quelli economici, e dove non esistono più punti sani di riferimento, l’opera della Bosch, di certo, ci restituisce un po’ di giustizia e speranza, soprattutto in questo periodo in cui il rispetto e l’attenzione per il prossimo sembrano essersi eclissati. L’autrice tocca due temi importanti: l’adozione e la disabilità. In realtà gli argomenti sono tanti altri: la guerra, il terremoto, le difficoltà, la sofferenza, l’amore. Cosa può succedere ad un bambino che in uno dei giorni più felici della sua vita si trova improvvisamente orfano e mutilato? Quali sono i pensieri, le sensazioni, le emozioni che possono albergare nel suo animo? Come un evento tragico può segnarne la vita e il carattere?
La scrittura è scorrevole, piacevole, avvincente e corretta. Il racconto della Bosch scritto con attenzione ed eleganza non è solo una semplice narrazione di fatti realmente accaduti, bensì un sottile scavo psicologico dei personaggi che animano la storia. Ogni attore è ritratto dall’autrice con dovizia di particolari non tanto attraverso i dialoghi, che risultano comunque coerenti e ben strutturati, ma mediante la descrizione di importanti e sagge azioni, comportamenti quindi che rendono i protagonisti soggetti di grande spessore umano. Emergono sentimenti fondamentali come la compassione, l’empatia, l’accoglienza che sono il leitmotiv di tutta la narrazione. Eppure sono sicuramente l’altruismo e la capacità di amare incondizionatamente a fare di quest’opera qualcosa di speciale. È una donna, Cecilia, a possedere queste qualità. Sarà lei che si prenderà cura del piccolo Nicola facendogli da madre, da amica e consigliera, e accompagnandolo nelle tappe più significative della sua esistenza. Ma ci saranno anche altre figure di riferimento importanti che insegneranno al bambino la giusta strada per diventare uomo: Giovanni e Giuseppe. Onnipresente nel racconto è la natura con i suoi animali e vegetali. Una natura che sarà per Nicola rifugio e àncora di salvezza durante tutta la vita. In particolare, la presenza quasi costante di un cervo, che diventerà il suo migliore amico e permetterà al protagonista di districarsi nelle tante avventure che la vita gli riserverà.
Brava l’autrice a comunicare sentimenti e a far commuovere il lettore che in più di qualche passo si asciugherà qualche lacrima. Il coinvolgimento è tale che ad un certo punto il lettore avrà la sensazione di trovarsi in quei meravigliosi boschi, descritti tanto accuratamente dall’autrice, di udire lo scrosciare dell’acqua, il fruscio del vento e il cinguettio degli uccelli. Una storia di sentimenti genuini, di unità familiare, di sacrifici, di sofferenze, ma anche di successi meritatamente raggiunti. C’è un alone di mistero che avvolge tutta la storia come una mano divina che interviene per impartire lezioni ed insegnamenti di vita. Come ha scritto sapientemente chi ha prefatto l’opera: «In queste pagine ci sono sogni, speranze, paure, sofferenze, attese, ma soprattutto c’è quel filo invisibile e misterioso che ci fa sentire tutti Uno… attraverso l’amore. Nessun altro scopo si ha nella vita se non quello di amare con tutte le nostre forze, con tutto il nostro cuore. È l’amore l’unico senso dell’esistenza, e in queste pagine lo si può avvertire, toccare, respirare…»
Un racconto emozionante, dunque, impreziosito dai disegni di Daniele Cossar, che vale la pena di leggere e che consiglio vivamente.
Francesca Autieri 
INTERVISTA
Come nasce l’idea di questa opera?
Quando il protagonista me la narrava, mi sono sentita talmente toccata e immersa in essa che ho deciso di condividerla in quanto pregna di importanti significati. Spero che questo libro possa trasmettere le stesse emozioni, la stessa magia che in quella notte di luna piena ha invaso il mio animo.
Cosa ha significato scrivere questo libro?
Mi piace scrivere storie di vita vera, di coraggio, di determinazione. Mi piace scrivere la forza della vita, ciò mi aiuta e mi auguro che aiuti anche il lettore.
Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?
Questa storia insegna come la natura riesca a mantenerci in salute, sia fisica che mentale. Il contatto con la natura e l’amicizia con un cervo insegnò a Nicola a non arrendersi mai nonostante il dolore, la disabilità e la povertà. Ognuno di noi dovrebbe prendersi del tempo per immergersi nella natura, imparerebbe a rispettarla di più. La storia, inoltre, insegna che la felicità è nelle nostre mani basta realizzare il proprio potenziale e diventare la migliore versione di se stessi.
Ha in cantiere qualche opera similare?
I miei libri sono diversi tra di loro, ma tutti insegnano a non mollare mai, nonostante tutto. Ho trovato un vecchio baule che conteneva delle immagini misteriose, ne ho costruito una storia, gli ho dato un’anima. Avevo compreso che la storia voleva uscire da quel vecchio baule per trasformarsi in un intrigante romanzo. Una saga famigliare che inizia in Istria nel 1848 e arriva ai giorni nostri.
A proposito del suo libro…
Si trova in tutte le librerie, sugli store on line, sul sito della CTL:
https://www.ctleditorelivorno.it/product-page/torner%C3%B2-a-vedere-il-mare
Un libro che insegna l’arte di vivere, come si può mutare in bellezza anche il dolore, come si impara a vivere dopo le sconfitte. Per me è un libro magico in quanto è stata magia il fatto di averlo scritto in riva al mare.
L’AUTRICE SI RACCONTA
Mi chiamo Orietta Bosch. Vivo a Mariano del Friuli. Sono del 1959. Infermiera in pensione. Andare in pensione per molti è una liberazione, per altri un dramma. Per me, dove i primi quindici giorni in cui credevo di essere in ferie, è stata una vera e propria crisi. Mi sentivo strana in quanto avevo perduto una parte di me: non ero più un riferimento per la gente e mi sentivo inutile. Non trovavo motivazioni ma fu in quel momento che mi resi conto che la mancanza di motivazione è la forza e la più importante delle sfide. Sicuramente tutti possono dire di aver vissuto un momento in cui ci sono sentiti smarriti come mi sentivo io. Decisi, quindi, di scrivere, ma quello lo avevo sempre fatto, quindi pensai di pubblicare i miei scritti. Le case editrici risposero positivamente e iniziai questa meravigliosa esperienza. Ho sempre messo una parte di me in ciò che faccio, così ho continuato ad essere un punto di riferimento, questa volta per i lettori. Per hobby sono diventata una scrittrice. Ho pubblicato il libro della mia vita un anno fa ed è stato un successo non solo nazionale ma internazionale visto che la Europe books di Londra sta divulgando i libri in inglese. Quello che scrivo, piace. Un segnale positivo viene dalle vendite. Scusa e Anna sono storie vere che lasciano un messaggio al lettore. Ho riconquistato in questo modo l’autostima. L’autostima non ci insegna a scrivere, ma spesso una bassa autostima viene scambiata per mancanza di talento. Riprendendo fiducia mi sono sentita motivata… questo mi ha ringiovanito l’anima e caricato positivamente. La vita è diventata una continua fonte di ispirazione. Allenando i miei cinque sensi, guardando dentro di me, ascoltando la vita degli altri ho scritto un nuovo libro Giulia in fuga da sé stessa che uscirà a Pasqua. Tutti dovrebbero avere qualcosa da fare, qualcosa che li renda vivi, che li carichi positivamente, che li faccia sorridere alla vita anche se gli anni corrono veloci e la gioventù è alle spalle. Io lo faccio scrivendo e la grande soddisfazione personale non ha limiti. Mi chiamano l’infermiera scrittrice. Per 40 anni ha aiutato gli altri con la mia professione ora lo faccio scrivendo.