FRANCESCA ERRIU DI TUCCI: IL VAMPIRO E I SUOI SIMBOLI: Viaggio da Dracula di Stoker al vampiro ultramoderno – Recensione a cura di Scrittura Viva – La Voce del Recensore

GENERE: SAGGIO ARGOMENTATIVO
RECENSIONE

Dracula: questo nome basta a suscitare inquietudine, a evocare incubi e notti oscure e, perché no, anche fascino e seduzione. Da dove viene il famoso vampiro, Nosferatu, che tanto ha fatto parlare di sé nel corso dei secoli e che ha ispirato il grande cinema e la letteratura?
Ce lo spiega Francesca Erriu di Tucci col suo saggio Il vampiro e i suoi simboli: viaggio da Dracula di Stoker al vampiro ultramoderno (edito da Lupi Editore, anno 2022, pagg. 226).
Il testo argomenta, con grande precisione, non solo le caratteristiche che hanno nutrito leggende e superstizioni, ma anche esamina in modo accurato il romanzo gotico per eccellenza: Dracula di Bram Stoker. L’autrice ci fa scoprire particolari incredibili di ogni personaggio che possono sfuggire a una lettura superficiale o decontestualizzata del celebre romanzo.
Siamo abituati a pensare a Dracula come un mostro succhia sangue, l’incarnazione del diavolo e dei desideri più peccaminosi; lo immaginiamo per come ce l’hanno mostrato al cinema nelle varie trasposizioni e nelle serie TV, ma se questo oscuro personaggio fosse qualcosa di più?
Tra le pagine di questo saggio troviamo interessanti collegamenti che ci mostrano un’altra faccia del Conte. L’autrice ci fa notare come Dracula sia un outsider, un «diverso per razza, cultura, classe sociale […] l’archetipo rappresentativo del mondo gotico». L’immortalità, che appare allettante per il lettore o lo spettatore, per Dracula non è un dono, ma una condanna a una non-vita eterna che genera malinconia, solitudine e desiderio di morte, diventando a tutti gli effetti l’incarnazione di psicopatologie come la depressione.
Tra i simbolismi trattati troviamo la tesi della “vampirizzazione” come forma di contagio, in quanto molte delle caratteristiche fisiche che distinguono il vampiro possono facilmente essere confuse con le malattie ottocentesche più diffuse come la peste, la TBC e l’anemia. Durante queste grandi epidemie, non di rado si osservava il fenomeno delle morti apparenti, che nell’immaginario collettivo si trasformavano in casi di “vampirizzazione”. Naturalmente non è stata trascurata l’attenzione su malattie prettamente legate al sangue come l’AIDS e la sifilide. Infatti, il sangue, fonte di nutrimento per il non-morto, suscita un’altra riflessione ed è motivo di un’interessante ricerca, da parte dell’autrice, che affonda le mani nella tradizione cristiana.
Il personaggio di Dracula come vampiro è ispirato a una persona realmente vissuta, il sanguinario Vlad III detto l’Impalatore che regnò sulla Valacchia dal 1456 al 1462. Egli era figlio di Vlad II che assunse il titolo di Dracul quando entrò a far parte di un’organizzazione militare segreta, creata per proteggere il cristianesimo, nota come l’Ordine cavalleresco del Dragone.
Nel romanzo di Stoker non sono chiare le origini del vampiro, né come Dracula abbia subìto la sua prima trasformazione; per questo motivo l’associazione con il personaggio storico di Vlad III non è marcata come nel cinema. È solo attraverso il film di Francis Ford Coppola che scopriamo l’esistenza della moglie Elisabetta, la cui morte lo fa impazzire dal dolore al punto da sfidare Dio e diventare la sua nemesi.
Francesca Erriu de Tucci ci spiega, attraverso dei riferimenti religiosi, come al cinema e nella letteratura Dracula venga associato al Cristo attraverso il sangue. Se il primo porta morte, il secondo porta vita, speranza e amore, facendo così di Dracula un anticristo in piena regola. Come tale, è quindi collegato a tutto ciò che è blasfemo e contrario al cristianesimo, come la repulsione all’acqua del fonte battesimale, ai crocefissi, alla luce; compie atti criminali contrari ai dieci comandamenti (non uccidere, non desiderare la donna d’altri) e non ha possibilità di redenzione.
Il saggio analizza anche grandi capolavori affini alla teoria del doppio per motivare l’assenza dell’immagine di Dracula riflessa nello specchio e il suo dualismo, come Cuore di tenebra di Joseph Conrad o Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wild, Frankenstein di Mary Shelly e Lo strano caso del dottor Jekill e mister Hyde di Robert L. Stevenson.
Non mancano le tematiche legate alla presunta omosessualità di Dracula; alla paura dell’invasione collegata allo sbarco in Inghilterra dello straniero Conte; al potere della mente, all’ipnosi e al mesmerismo tanto caro ad autori come Edgar Allan Poe; al rapporto del vampiro con l’acqua, con gli elementi della natura e gli animali.
In ultimo, in questa ricca disamina, l’autrice analizza il cambiamento dell’immagine del vampiro nel corso dei secoli, per arrivare a oggi dove l’erotismo l’attrattiva e la malia seduttiva vampiresca sembrano essere alla base della caratterizzazione dei nuovi personaggi letterari e hollywoodiani. Già presenti nel romanzo di Stoker, oggi, queste peculiarità vengono enfatizzate al punto da creare una linea sempre più sottile tra la percezione del bene e del male, al punto da arrivare al concetto che il vampiro sia un’entità astratta insita in ognuno di noi.
«Il vampiro abita proprio il limite tra bene e male, si situa tra il dovere e il desiderare: tra la vita e la morte, tra l’essere e il non essere, tra la sanità e la follia, è la creatura che non ha definizioni univoche perché la sua condizione è nel mezzo.»
Il libro è denso di concetti, ma scorrevole, si ha quasi la percezione di leggere un testo di narrativa. È una lettura appassionante, istruttiva, un saggio con uno stile brillante, mai prolisso o ripetitivo. I fan del genere non possono perderlo, ma è consigliato anche a chi si approccia al romanzo di Stoker per poterlo gustare nel suo messaggio intrinseco, nelle mille sfaccettature e valori emblematici. Per goderne appieno occorre avere una buona conoscenza della lingua inglese, in quanto l’autrice non ha tradotto le numerose note e citazioni presenti nel testo per mantenerne intatto il significato originale. La ricerca dietro questo studio è veramente degna di nota e meritevole.
«Certamente chi prima vedeva il vampiro come uno dei tanti mostri creati dal cinema per incutere terrore allo spettatore, dovrà ora riflettere sul significato di questo personaggio».

Nicoletta Grossi

INTERVISTA

Nelle sue precedenti pubblicazioni tratta argomenti adolescenziali e di conflittualità emotiva adatti ad un preciso target. Cosa l’ha spinta verso la scrittura di un saggio di tutt’altro genere?

Il mio percorso di scrittura mi ha portato a esprimermi con varie tecniche e diversi generi, partendo dai racconti inventati sin da piccola, passando anche per la poesia e terminando il mio primo romanzo nel 2019. La scrittura del saggio fa parte di un percorso che potrei definire trasversale, perché l’idea parte dagli anni universitari in cui l’interesse per la letteratura gotica e per il cinema espressionista mi hanno portato a optare per una tesi di laurea incentrata su “Dracula” di Bram Stoker. Dopo qualche anno dalla tesi, ho voluto dare un senso allo studio e alla passione di questa ricerca contattando alcune case editrici che fossero interessate alla pubblicazione di saggi. Ringrazio Lupi editore e anche il professore che al tempo accettò di essere relatore della mia “folle” idea.

Si evince dal suo saggio, che lei ha investito molto tempo nella ricerca. Basti osservare le numerose didascalie e citazione sul tema. Da quali ricerche è rimasta più colpita? Cosa l’ha sorpresa di più?

Sì, lo confermo, questo saggio è l’esito di un lungo lavoro sul campo. La ricerca ha richiesto diverso tempo e sacrificio, compresi anche i viaggi per reperire alcune fonti nelle biblioteche del luogo (e questa è stata la parte più piacevole) – ricordo che negli anni in cui ho preparato la tesi non c’era la disponibilità di Internet come oggi. La vostra domanda è interessante perché mi porta a riflettere sulle varie fonti in cui mi sono imbattuta e devo dire che sono state diverse quelle che mi hanno sorpresa. Sicuramente la ricerca relativa alla parte più storica è stata davvero affascinante, la vita del vero Vlad l’impalatore e le leggende intorno al personaggio. Ad avermi maggiormente colpita però è stata la parte sul ribaltamento dei ruoli (maschile-femminile/vittima-carnefice e così via) e la possibile componente omoerotica nel romanzo di Stoker (analizzata soprattutto da Christopher Craft) determinata dall’interesse di Dracula per Jonathan Harker prima ancora che per le protagoniste della storia.

Dove pensa che si dirigerà la sua scrittura? Verso un altro saggio o ricomincerà a scrivere romanzi?

Dopo la pubblicazione del mio primo romanzo (“Come l’alba e il tramonto”) immagino di continuare a scrivere altri romanzi e tuttora ho all’attivo una raccolta di racconti (“Farfalle mutanti”) e si prospetta anche una sceneggiatura (me lo auguro). I saggi richiedono molta ricerca e conoscenza approfondita dell’argomento; credo che una possibilità potrebbe essere quella di approfondire in un altro libro un argomento trattato nel saggio.

Ha mai visitato i luoghi da cui provengono queste tradizioni? Se sì, che impressioni le hanno fatto? Purtroppo, nonostante sia un mio obiettivo da sempre, non ho ancora avuto modo di visitare i luoghi specifici da cui provengono queste tradizioni. Ho viaggiato comunque in diversi paesi dell’Est dove le tradizioni sono molto sentite. Durante la lavorazione della tesi ho soggiornato per diverso tempo a Dublino, città di Bram Stoker, luogo avvolto dalla magia letteraria dei grandi autori che vi sono nati o che vi hanno abitato. Le notti passate a Dublino a leggere “Intervista col vampiro” restano ancora un ricordo indelebile (che procura anche qualche brivido). (se possibile, vorrei approfittare per ricordare Anne Rice, autrice da poco scomparsa).

Citando il suo scritto: «Se il vampiro è dentro di noi, nelle nostre paure e nel nostro inconscio, allora è vero che […] egli può celarsi ovunque, Quanto secondo lei, questa frase può andare a braccetto con la società moderna?

Questa frase racchiude una grande verità e fa riflettere su un altro importante argomento trattato nel saggio, quello del doppio e del “divided self”. Come per Dottor Jekyll e Mr Hyde, o alcuni personaggi di Edgar Allan Poe, la riflessione è: il male che l’uomo cerca fuori di sé in realtà è dentro se stesso. Il male può celarsi ovunque, anche nel nostro vicino di casa, o in qualunque persona insospettabile. I vampiri, anche in senso figurato, riempiono la nostra società. La malattia mentale, la follia, possono in qualsiasi momento entrare nella nostra vita. Ecco, credo che non ci sia bisogno di spiegare quanto questo aspetto vada a braccetto con la società moderna…

BIOGRAFIA

Nata a Cagliari nel 1972 e laureata in Lingue e letterature straniere con tesi su “Dracula” di Bram Stoker, Francesca Erriu Di Tucci scrive racconti fin da piccola e consegue il suo primo​ premio​ letterario al concorso​ “Lettere al primo amore”​ Grinzane Cavour; il racconto viene pubblicato in una raccolta edita da Einaudi. Nel 2007 pubblica il racconto​ Stella Stellina​ nella collana Subway-Letteratura edita dall’associazione E-20 di Milano. Grazie al suo interesse per la musica, nel 2018 partecipa al volume​ Bowienext​ di Rita Rocca e Francesco Donadio (Arcana Edizioni). Con il romanzo​ Come il giorno e la notte, nato come soggetto cinematografico, vince il Premio Montag per la narrativa 2020. Nel 2023, rivisto e aggiornato, esce con Brè con un nuovo titolo:​ Come l’alba e il tramonto.​ Sempre nel 2020 pubblica la raccolta di racconti​ Farfalle mutanti​ (Infilaindiana edizioni). Il soggetto​ Blackout, scritto con Riccardo Tamburini, ottiene la menzione speciale al Premio Solinas Italia-Spagna 2022.

Suoi racconti e poesie sono selezionati per far parte di riviste letterarie quali: “Malpelo” (L’Undicesima copia), Almanacco poetico contemporaneo (Lulu che fa storie) e l’Agenda​ Ensemble 2023. Dal 2018 raccoglie scritti e poesie nel blog​ Dalla Stella alla Terra​ e sulla pagina Facebook Francesca Erriu Di Tucci WritingPage.

Sito:​ https://dallastellaallaterra.com/