ORIETTA BOSCH:L’ANIMA NEL VECCHIO BAULE  *Scrittura Viva – La Voce del Recensore

ORIETTA BOSCH: L’ANIMA NEL VECCHIO BAULE  GENERE: RACCONTO
RECENSIONE

Per gli amanti della storia contemporanea italiana, delle saghe familiari, dei racconti intrisi di alti ideali e nobili sentimenti, l’opera di Orietta BoschL’anima nel vecchio baule (CTL editore, settembre 2022, pagg. 159) rappresenta una ghiotta e originale scelta. L’autrice è andata ben oltre la fantasia, arricchendo il romanzo di elementi storici documentati da fonti autorevoli, con un linguaggio fluido e chiaro, che intriga e non appesantisce l’opera, aggirando così il pericolo di indirizzarla a un pubblico di nicchia. Vi è nel racconto un equilibrato rapporto tra la storia realmente accaduta e quella prodotta dalla vivida fantasia della Bosch: una saga familiare magistralmente costruita su un canovaccio storico ben preciso; un arco di tempo che va dalla metà dell’Ottocento al periodo del dopoguerra. Un alto valore pedagogico, quindi, nell’opera L’anima nel vecchio baule, che molto potrebbe insegnare sulla storia di una terra straziata e orfana, quale è stata la città di Fiume, ma anche Istria e in generale la regione Venezia Giulia. È doveroso sottolineare il coraggio della Bosch nel narrare, con grande pathos, serietà e al contempo leggerezza uno dei momenti più bui della storia italiana, dalle foibe ai regimi assolutisti che hanno dilaniato quelle terre. Non vi è rancore nelle pagine né giudizi su come l’Italia abbia affrontato la situazione; solo il desiderio di raccontare e testimoniare ciò che raramente, ancora oggi, viene scritto e dichiarato su quel periodo. La scrittura è lineare e diretta sia nella descrizione dei luoghi sia in quella dei personaggi. Con un guizzo creativo e originale i vari protagonisti prendono vita con il loro vissuto, e non è difficile e improbabile immedesimarsi con uno degli attori della vicenda o parteggiare per uno di essi, non senza sentire un pizzico nel cuore per le sue sofferenze o traversie. Incastonate come perle preziose, le considerazioni e le riflessioni dell’autrice, mai banali o retoriche, spingono il lettore a soffermarsi e a riflettere; il tutto farcito da un lessico semplice, ma non semplicistico grazie a una consapevolezza espressiva che permette all’autrice di raggiungere uno stile mai scontato. Orietta Bosch, con una forma che tenta di discostarsi da una lingua d’uso colloquiale, ammiccando a registri preziosi, con un’abilità genuina e spontanea, riesce a scandagliare l’animo umano fino ad arrivare ai suoi più remoti segreti e intimi sentimenti. L’amore – un affetto concreto che vive e si nutre della quotidianità – in tutte le sue sfaccettature, troneggia nell’opera ma senza mai cadere nel sentimentalismo. Nessuna banalità esce dalla penna dell’autrice, al contrario si respira saggezza, rispetto ed empatia per il dolore altrui. E dignità. Tra le righe del romanzo aleggia il desiderio dell’autrice di testimoniare la bellezza di un luogo e l’ingiustizia subita dal suo popolo. Orietta Bosch, con un coraggio da paladina, si erge in piedi per parlarne: la storia romanzata è solo un pretesto per discorrere della realtà storica di una terra martoriata e privata delle sue radici. L’autrice sente doveroso denunciare l’ingiustizia attraverso i suoi personaggi, disposti alla lotta e all’estremo sacrificio per difendere i propri diritti, consapevoli che, persi quelli, anche la dignità viene meno, e quest’ultima non deve mai essere barattata. «Ho sempre pensato che il viaggio faccia parte della storia dell’uomo da millenni», così scrive la Bosch nella presentazione della sua opera. Il tema del viaggio ricorre spesso nella letteratura dai tempi più remoti, simboleggiando il cammino della vita che ognuno di noi è chiamato a percorrere. Non sempre si tratta di un viaggio fisico, ma sempre la vita è un percorso interiore, necessario e doloroso, utile per conoscere sé stessi. L’autrice, con grande maestria, si muove all’interno della storia della nostra Nazione e nelle profondità dell’animo umano, assicurando un coinvolgimento sensoriale ed emotivo nell’autore. Un cammino interiore colorato dai più nobili sentimenti descritti e scandagliati senza supponenza: mai l’autrice si arroga il diritto di giudicare le debolezze umane. Attraverso il viaggio ognuno dei suoi protagonisti scopre i propri limiti, gli errori ma anche le risorse e le capacità; ciascuno di loro scopre quella forza interiore indispensabile per affrontare le difficoltà e per diventare migliori. Il lettore non faticherà a intraprendere quel tragitto in compagnia di Beatrice, Carlo, Boris e Darko; si perderà con loro per poi, alla fine, ritrovarsi. Come non pensare al viaggio simbolico per eccellenza: quello di Dante, il cui destino lo porta alla caduta per poter giungere, poi, al riscatto, racchiudendo nella sua esperienza il destino di ogni uomo; un cammino metaforico, compiuto da ogni individuo che ha bisogno di smarrirsi per potersi muovere verso la liberazione e la consapevolezza di sé. La Bosch lo ha ben interiorizzato, e con una costruzione narrativa intuitiva, che sollecita l’immaginazione, pare ascoltare i propri personaggi, guardarli con cuore aperto e trasportare il lettore nel loro animo. Strettamente legato al tema del viaggio, scorgiamo nell’opera L’anima nel vecchio baule quello della nostalgia. Ma cos’è la nostalgia? Il termine, nel suo significato greco, definisce la nostalgia come “dolore per il ritorno” che nasce dalla lontananza da un luogo amato, del passato. In ambito letterario la nostalgia diventa poesia nei versi del Foscolo che sente, in cuor suo, che mai ritornerà a Zacinto, l’isola natia: «Né più mai toccherò le sacre sponde…». Immediata risulterà al lettore l’affinità con i nostri beniamini, costretti da un destino beffardo e crudele a sperimentare, senza mai lasciarsi prendere dallo scoramento, il dolore provocato dalla lontananza dalla terra amata, anche quando da madre che ha generato si trasforma in una terra matrigna che divora i suoi figli. Grazie a Orietta Bosch un tassello della nostra storia nazionale è stato recuperato e immortalato in un’opera di raffinata sensibilità e accuratezza storica affinché mai si rischi di dimenticare.
Marisa Cannito

INTERVISTA
Quali sensazioni le ha suscitato ripercorrere, nella sua opera, gli avvenimenti storici di cui narra?
All’inizio è stata curiosità, ma continuando le ricerche sono subentrate in me delle sensazioni incredibili che mi hanno trasportato nella storia come se la stessi vivendo in prima persona.
A quale dei personaggi di questa opera è più legata e perché?
Ho iniziato con una sposa Istriana del 1848, in quanto era la prima immagine che trovai nel vecchio baule, questa sposa triste mi trasportò nell’epoca in cui viveva, lei è quella a cui sono più legata, i suoi sacrifici, la sua lotta per crescere il suo bimbo mi commosse in quanto in certi tratti mi rivedevo.
Qual è il fine della scrittura per lei?
Scrivere è per me terapeutico, ma il fine è in tutti i miei scritti quello di lasciare qualcosa al lettore, un messaggio: la forza della vita, cioè il fatto che non ci si deve arrendere prima di aver provato a superare gli ostacoli che la vita ci pone.
C’è un nuovo libro in cantiere?
Si, ne ho diversi, la gente continua a raccontarmi le sue storie, devo ancora decidere quella che mi intriga di più, quindi mi prendo un po’ di tempo per valutare. Se una storia mi intriga inizio a scrivere e non mi fermo finché non ho terminato.
Quale consiglio darebbe a chi vuole approcciarsi al mondo della scrittura?
Scrivere è una passione, qualcosa che viene da dentro, se a una persona piace scrivere lo deve fare in quanto fa del bene prima di tutto a se stessa, almeno questo è successo a me, sono solo un’infermiera in pensione che ha deciso di cambiare vita, ha aperto il cassetto dei sogni e ha voluto realizzarli, dimostrando a tutti che non è mai troppo tardi per credere in se stessi e volare. 
Dove acquistare il libro?
https://www.ctleditorelivorno.it/product-page/l-anima-nel-vecchio-baule-2 e in tutti gli store.
 
L’AUTRICE SI RACCONTA…
Mi chiamo Orietta Bosch. Sono nata nel 1959 e vivo a Mariano del Friuli (GO). Ho iniziato a pubblicare quello che scrivevo dal momento in cui sono andata in pensione. Quarant’anni come infermiera hanno formato la mia vita. Dal mio congedo ho deciso di cambiarla e per hobby sono diventata una scrittrice… Scrivo la vita, quella vera e al lettore piace molto in quando non essendo una intellettuale uso una scrittura semplice, diretta. È per questo che mi chiamano “La scrittrice del popolo”. La scrittura ha il vantaggio di fermare i pensieri che vagano confusi nella mia mente, favorendo un distacco momentaneo dalle forti emozioni. Oggi uso la scrittura espressiva basata su storie vere ma ho iniziato con la scrittura autobiografica. Ho sempre tenuto dei diari in cui raccontavo gli eventi della mia vita, le emozioni e i dolori. Scrivere ha avuto nei momenti bui della mia vita un potere curativo per la mia anima, specie dopo la morte di mio figlio. Scrivere la mia vita è stata un’ autocura, dopo quel grande dolore avvenuto quando avevo quarantaquattro anni, un’età di ripensamenti, di bilanci e di riflessioni, e spesso anche di svolta. Lo stimolo di partenza è stato questo lutto importante. A un certo punto ho avvertito la necessità di rimettermi in discussione. Non era necessario in quel momento per me saper scrivere, bastava aver qualcosa da raccontare. Ho iniziato con la storia della mia vita: Viaggiando nell’ignoto, Albatros edizioni, tradotto successivamente in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Ho vinto anche un diploma d’onore con la versione inglese (pubblicata da Europe book Londra) in Svizzera. Qualsiasi storia, anche quella apparentemente più ordinaria o monotona, ha sempre qualcosa di unico. Per questo ora scrivo quello che la gente mi racconta, specie se parla del coraggio di vivere. I miei libri successivi: Scusa, in versione italiana e Sorry in versione inglese, CTL edizioni. Anna, Giulia in fuga da se stessa, Tornerò a vedere il mare e L’anima del vecchio baule (Ctl e Libeccio edizioni). Amo scrivere la vita e la sua grande forza. Mi hanno detto che la più bella età di una donna è quando smette di compiere gli anni ed inizia a compiere i suoi sogni e io dopo la pensione, pubblicando quello che scrivevo li sto realizzando in quanto credo che ogni passione mancata sia una pagina di vita non scritta. Le mie interviste si trovano Su Orietta Bosch Youtube o sulla mia pagina: I libri di Orietta Bosch.