MARIA STEFANIA PIRAS, GUIDO CORNIA: SOVRUMANI SILENZI – ARCANE RAPSODIE, PRIMO EPISODIO *RECENSIONE A CURA DI SCRITTURA VIVA – LA VOCE DEL RECENSORE

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ
SCRITTURA VIVA

MARIA STEFANIA PIRAS, GUIDO CORNIA: SOVRUMANI SILENZI – ARCANE RAPSODIE, PRIMO EPISODIO

GENERE: ROMANZO STORICO

RECENSIONE

Partorire un’opera letteraria è di per sé qualcosa di molto complesso perché per una buona riuscita della stessa è necessario che si amalgamino diligentemente ma anche con creatività più “ingredienti” e nella giusta misura. Assistiamo, soprattutto negli ultimi tempi, alle cosiddette “pubblicazioni feroci” che ci propongono l’inimmaginabile e che chiaramente non sempre rispondono a quei “canoni” che permettono di definire un’opera letteraria una buona opera. Non è certamente questo il caso di Sovrumani silenzi – Arcane Rapsodie (PlaceBook Publishing, anno di pubblicazione 2021, pagg. 286), dove l’inimmaginabile con disinvoltura si concretizza, opera che ci propongono gli autori Maria Stefania Piras – già conosciuta nel panorama editoriale per il suo prezioso contributo attraverso i suoi libri educativi di racconti per l’infanzia – e che oltre a essere un conosciuto scrittore è un interessante ricercatore – come emerge del resto anche da questo libro dov’è chiaro che l’autore ha effettuato accurate e approfondite ricerche storiche sull’Egitto, Paese che collega il Nordafrica con il Medio Oriente, la cui storia risale all’epoca dei faraoni.

Redigere un’opera a quattro mani non è affatto semplice in quanto non richiede soltanto un’intesa scrittoria e un comune intento, ma anche quella giusta flessibilità che consente di modellare la storia affinché stile, linguaggio e ritmo risultino quanto più possibile uniformi tra i due autori, tanto da rendere il tutto convincente. E di convincente questo libro non ha solo la modalità narrativa, bensì anche la storia che ispirandosi a Le avventure di Sinuhe – una tra le opere più importanti della letteratura dell’antico Egitto, tanto da essere stata poi inserita nelle scuole come materia letteraria di studio ‒ tratta in maniera rivisitata, rispetto alla storia originale, dell’antico Egitto, appunto, di usi, costumi, credenze così distanti e differenti dalla nostra cultura che catapultano il lettore fin dalle prime pagine in una accattivante dimensione altra, sì da avere l’impressione di vivere le vicende sulla propria pelle; impressione rafforzata anche dalla scelta vincente degli autori di narrare gli “episodi” – visti attraverso gli occhi dei vari personaggi e che quindi si presentano sfaccettati ‒ in prima persona. È una storia convincente sia per l’affascinante ambientazione, quella dell’antico Egitto, sia per come intrighi, sotterfugi, falsità sono stati abilmente intrecciati dagli ideatori. La Piras e Guido Cornia si passano la staffetta alternandosi nella narrazione e regalando al lettore diversi scenari da quelli più crudi di una dura realtà caratterizzata da guerre e ingiustizie a quelli più morbidi e rilassati tipici del romanzo d’amore. Il mistero è indubbiamente l’ingrediente trainante della storia che viene ricostruita attraverso la lettura di ottantanove tra antichi Ostraka – frammenti calcarei (cocci e pietre) utilizzati per scritture e disegni – e papiri ritrovati che danno vita ai personaggi, quelli femminili con molta probabilità curati dalla Piras – ben tratteggiati da sembrare reali – e quelli maschili da Guido Cornia.

Un contenitore di emozioni nel quale sentimenti e mistero tengono sempre desta l’attenzione del lettore, curioso di sapere l’epilogo della storia. Salta subito all’occhio la cura che gli autori hanno dedicato a ogni aspetto della narrazione, non solo in riferimento alla scenografia, ma anche nel delineare i vari personaggi e nella costruzione dei dialoghi; tutti aspetti così abilmente armonizzati che al lettore pare di trovarsi proprio lì, sulla scena dove i fatti si svolgono. Ed è proprio l’incisività della narrazione che conferisce alla storia quella peculiare vividezza d’immagini che accompagna il lettore fino all’ultima pagina. La “rigorosità” dello sguardo storico, modellato secondo le esigenze del racconto narrato, è graziosamente bilanciato dalle descrizioni, decisamente più morbide, dei personaggi femminili che proprio perché ben definiti risultano credibili.

Indubbiamente una storia di spessore – che contiene un importante significato e insegnamento morale – ben scritta e ricca di sorprese. Un romanzo toccante e intenso dalle tante sfumature, che coinvolge pienamente il lettore, mostrandogli un bellissimo affresco di come poteva o avrebbe potuto essere la vita della gente di quei tempi. Un racconto particolare in cui il contesto storico e le vicende narrate danno vita nell’animo del lettore a emozioni senza tempo. Soprattutto un esperimento ben riuscito in cui l’estro creativo dei due autori riesce non solo a coinvolgere ma anche a sorprendere.

Per chi ama il fascino della storia, l’avventura e la sorpresa ma anche per chi desiderasse viaggiare in epoche lontane e Paesi misteriosi e sconosciuti, Sovrumani silenzi è il libro giusto. Più che consigliato.

Marisa Francavilla

INTERVISTA AGLI AUTORI

Come nasce l’idea di quest’opera?

Guido: È nata nell’ambito di un progetto dal respiro più ampio. Una serie di cinque romanzi ambientati anteriormente all’anno zero, intitolata Arcane rapsodie. Sovrumani silenzi è la rivisitazione del secondo romanzo più antico di cui si abbia traccia: Le avventure di Sinuhe, redatto su papiri all’epoca del medio regno, attorno al 1300 a.C. Fin dal primo momento ho immaginato l’opera come un collage di papiri scritti in prima persona dai protagonisti e ritrovati in ordine casuale. Un romanzo a molte voci narranti, dunque. Ho immaginato i lettori nelle vesti di archeologi che ricompongono pazientemente la vicenda dando una sequenza logica ai reperti rinvenuti. Per far questo, occorreva una scrittrice che creasse tutti i personaggi femminili, e ho pensato alla signora Piras, che ancora oggi non conosco di persona, per la logica poetica della sua scrittura e per la capacità di calarsi in personaggi antitetici con incredibile ecletticità. Ero certo di un suo rifiuto e avevo pronti altri nomi, invece ha accettato con entusiasmo.

Come mai l’opera è stata intitolata Sovrumani silenzi?

Guido: L’anno precedente mi ero trovato di fronte al pietroso deserto egiziano in un tramonto estivo, e ne ero rimasto avvinto. Il pensiero era corso subito all’Infinito leopardiano. La sensazione che mi dava quello spettacolo immane rispondeva perfettamente a quel verso della poesia. Ne ho parlato con Maria Stefania ed è diventato il titolo del romanzo.

Quali sono i messaggi più importanti che avete voluto trasmettere con quest’opera?

Guido: Volevo condividere la mia ostinazione a non accettare la storia così come ci viene proposta. Sento da sempre il bisogno di indagare più a fondo lo spirito e i pensieri di chi ha vissuto avvenimenti così lontani dal nostro oggi, per capire come certe cose potessero avvenire ed essere considerate normali. Mentre scrivo, rivivo quei momenti. Sto vivendo lì, a fianco dei protagonisti. Se la cosa non accade, cestino quella parte e la riscrivo. Mille volte, se occorre. All’infinito, appunto.

Stefania: Tratteggiando i personaggi femminili, ho voluto mettere in luce le pieghe dell’animo, le luci e le ombre che compongono la vita di ciascuno. Mi sono immersa profondamente nelle storie narrate, nel bene e nel male. Credo che ogni persona, ed ogni donna in particolare, contenga dentro di sé un mondo immenso, tutto da scoprire. Pur sbagliando, per tutti c’è possibilità di riscatto.

Se vi venisse chiesto di riassumere la storia in poche righe, ex novo – senza riproporre la sinossi o contenuti già pubblicati – e senza troppo spoilerare la storia, ma con lo scopo di incuriosire i lettori, quali sarebbero?

Guido: Un uomo che ripudia un destino grandioso a beneficio della sua morale personale. Che fa scelte difficili, che sazino il suo senso di giustizia e lo inducano a resistere al fascino del potere. Un destino di solitudine che già porta nel nome. Lui è Sinuhe, colui che è solo. La sua vita si concluderà così come è cominciata: in solitudine portato nel mondo dal grande fiume, e in solitudine alla fine della sua vita, nella desolazione del suo deserto interiore.

Stefania: Io metto invece l’accento sulla varietà delle figure narranti. È interessantissimo vedere lo stesso episodio attraverso voci differenti. Come succede nella vita, in cui ciascuno di noi vive personalmente gli avvenimenti e le emozioni. Il libro lo riassumerei così: una storia che assume mille sfaccettature, tante quanti sono i personaggi che la raccontano.

Quali sono i personaggi della storia narrata ai quali siete maggiormente legati?

Guido: Credo le donne create da Maria Stefania. Sono tratteggiate con tale delicatezza e, dove occorre, con tale spietata ferocia, che mi emozionano e coinvolgono anche dopo decine di letture. Senza dimenticare il protagonista, antieroe per vocazione e personalità incrollabile. Come mi piacerebbe fossero tutti gli uomini.

Stefania: Tra i personaggi maschili sicuramente preferisco il nocchiero della nave Mesketet, fantastico per originalità. Tra i personaggi femminili direi che mi son rimasti nel cuore Afifah, moglie del guardiano dell’harem, personaggio controverso e negativo, ma profondamente umano; e Amhose, madre di Sinuhe, nella sua veste bambina e adulta, donna sfortunata riscattata dalla sua maternità. Ma in fondo sono affezionata a tutti i personaggi femminili del libro, perché in tutti ho provato ad immedesimarmi.

BIOGRAFIE

Maria Stefania Piras è nata a Cagliari nel 1960. È sposata e ha tre figli. Insegna nella scuola dell’infanzia, ama il suo lavoro e lo fa con grande passione. Nota in Italia per le sue fiabe, nutre una passione per la scrittura che nasce da lontano. Ha scritto racconti, poesie e lettere, rimaste spesso a lungo nascoste nel cassetto. Nel 2018 ha partecipato a un concorso letterario, vincendo la pubblicazione di un racconto nell’antologia Racconti dalla Sardegna, per Historica Edizioni. Dopo l’incontro con la Placebook publishing decide di cimentarsi in opere più impegnative, affinando il suo stile e ricercando nuove strade.

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Guido Cornia è nato in provincia di Modena nel 1949. È Autore della serie I retroscena della storia: un profondo e documentato debugging storico sviluppato in sei volumi ambientati tra l’anno zero e il giorno della sua nascita. Conosciuto nell’ambiente prevalentemente per le sue ricerche storiche alternative, ha compiuto numerose traduzioni della letteratura classica inglese. A partire dal 1966, ha vinto per tre anni consecutivi il Premio Circolo della stampa, per le trasposizioni delle più conosciute opere di James Joice, Oscar Wilde e William Butler Yeats. Primo premio al concorso L’Autore nel 2001 con il romanzo I rotoli di Jarmuth, edito da Firenze libri e ripubblicato con Placebook Publishing nel 2020. Primo premio al concorso Parole mute nel 2008 come co-autore, assieme a Parviz Parvizian, del romanzo La luce dell’ultimo giorno, edito da Gallo & Calzati. Sito internet: guidocornia.it