GIANLUCA ALBERTI: IN LIMINE – Scrittura Viva – La Voce del Recensore

IN LIMINE: GIANLUCA ALBERTI

GENERE: POESIA

RECENSIONE

Credo che la posizione ideale per poter fare poesia sia quella che colloca lo scrittore sulla soglia. Né troppo esposto – per non essere contaminato dal fragore del mondo – né eccessivamente in disparte, rischiando di perderne completamente il contatto. Credo che la soglia rappresenti per l’autore non soltanto il raggiungimento di una imporante tappa anagrafica, ma anche quella posizione intermedia: una zona franca, ideale, che consente al poeta di osservare la realtà interiorizzandola, metabolizzandola, lasciando parlare la sua voce interiore. È ciò che fa Gianluca Alberti con la sua opera poetica In limine (Aletti Editore, anno di pubblicazione 2021, pagg. 72). Pur caratterizzandosi con una sua impronta particolare, che di certo lo contraddistingue dalla maggior parte dei poeti del panorama contemporaneo, leggendo i suoi componimenti viene subito da pensare alla poetica del grande Giuseppe Ungaretti, non tanto per i contenuti bensì per la cosiddetta “struttura” dei versi. La brevità, i versi liberi, il linguaggio semplice ed essenziale, il simbolismo nelle parole e l’abolizione della punteggiatura sono alcune caratteristiche che di certo i due autori hanno in comune. Quanto alla brevità siamo di fronte a dei fotogrammi: uno scatto che non necessita di ricami e merletti. Il verso è nudo e crudo di quell’attimo di estemporaneità. I versi in realtà non sono del tutto liberi in quanto vi è una rima “interna” accennata ma mai strutturata, e un tentativo di comporre i versi, anche se non nella rigida metrica, ricorrendo alla sonorità, al cosiddetto suono rotondo che conferisce quella piacevole armoniosità. Quanto al linguaggio, non è ricercato. La semplicità ed essenzialità tuttavia non sono sinonimo di scialberia. I versi infatti sono significativi e riescono a raggiungere con immediatezza il lettore. In merito al simbolismo è evidente come nei componimenti dell’autore la parola – non sempre veicolo per comunicare realtà esterne o interne – abbia in se stessa una sua autonomia. Anche se non vi è punteggiatura, i componimenti di Gianluca Alberti hanno al loro interno delle pause: quei respiri che spesso nelle poesie sono molto più d’effetto rispetto alla classica punteggiatura. Pause che possono assume anche una “geografia poetica” come nella poesia Intreccio e ancora di più in Memoria affettiva in cui le parole con le relative pause sono disposte sul foglio secondo un personale criterio spaziale. Ciò che coinvolge e attrae nella poesia di Alberti è la musicalità del verso che si riscontra maggiormente facendo una lettura ad alta voce. Al di là della somiglianza strutturale alla poesia ungarettiana, negli “incisi” dell’autore troviamo anche le sembianze dei componimenti haiku nella loro forma anti-sillogica. La conclusione, che nel sillogismo è logicamente determinata e rigorosamente connessa, nello haiku sembra, in molti casi, illogica, priva di apparente connessione. Tale “illogicità” appare comprensibile se considerata da un punto di vista psicologico e, nel caso dell’Alberti, un importante indizio psicologico è senza dubbio dato dal titolo, che nei negli haiku invece è mancante. Possiamo affermare, dunque, che nell’autore vi è una contaminazione di varie tipologie poetiche ma anche un superamento di esse che conferisce ai suoi componimenti una rilevante impronta distintiva.

Anche se la poesia di Alberti si adagia in quel genere di poesia definita ermetica, ossia quel tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio apparentemente difficile, a volte ambiguo e misterioso, ambiguità e mistero nella composizione poetica del nostro autore non sembrano essere ricercate pedissequamente; piuttosto appaiono frutto di una evoluzione nel modo di strutturare i versi; evoluzione che diviene l’abito stesso del poeta il quale in modo naturale e spontaneo giunge a comporre in tale maniera il suo pensiero poetico. Nel caso di Alberti la brevità del verso coincide con l’intensità o, per essere più espliciti, quanto più il verso è breve maggiormente pregnante è il messaggio che ne deriva.

Un esempio vivo delle caratteristiche sopra elencate è la poesia Vita in rime: «Quaderno di poesia / Emozioni volate / Scrittura infantile / Parla». In questa poesia, probabilmente più che in tutte le altre è presente il tratto distintivo/innovativo del poeta. Sì, perché la poesia di Alberti non è mai poesia “arrivata” ma in continuo divenire: il suo percorso di maturazione è sempre in itinere.

Marisa Francavilla

INTERVISTA

Come nasce l’idea di questa opera?​

Mi è venuto il desiderio di pubblicare questa nuova raccolta di poesie quando ho compiuto quarant’anni, perché mi sentivo a una svolta della mia vita, svolta che forse tuttora sta maturando compiutamente in me. Per questo desideravo marcare questa età con un libro che si ponesse “sulla soglia”, “all’entrata” (significato appunto della locuzione “In limine”) della vita che mi sta ancora davanti. Infatti, in quarta di copertina spiego: «Si dice che a quarant’anni inizi la vera vita di una persona. Ebbene, alla mia pongo questo libro in limine».​

Cosa ha significato scrivere questo libro?

Questo è in realtà il terzo libro di poesie che pubblico, ma lo considero davvero il primo che io possa dire di produrre con una certa consapevolezza poetica. Fin da bambino ho sentito l’esigenza di esprimermi in versi, ma sentivo che mi mancava qualcosa, anche solo la capacità di valutare le mie composizioni. Infatti, paradigmaticamente, ai primi due libri ho dato due titoli che stavano ad avvisare che in fondo non sentivo di aver ancora raggiunto una maturità nel mio fare poetico: il primo, pubblicato nel 2014 l’ho intitolato “Le mie sciocchezzuole”, mentre al secondo, pubblicato nel 2018, “La poesia che si deve ancora fare”. Per la creazione di questa mia ulteriore raccolta, invece, ho sentito l’esigenza di fare un salto di qualità, per questo ho voluto confrontarmi prima con un poeta più esperto che da anni si occupa di scrittura, in versi in particolare. Ho trovato il mentore di cui avevo bisogno in Giuseppe Aletti, il fondatore della casa editrice con cui ho poi pubblicato il libro, aderendo al percorso dell’Accademia di Scrittura Poetica che egli offre. Attraverso alcuni entusiasmanti incontri online con il maestro Aletti, ho potuto fare tesoro dei suoi insegnamenti per poter andare finalmente a capire come limare i miei componimenti, come estrapolare la vera essenza poetica, già presente in essi. Davvero, la sua lezione è stata per la mia scrittura poetica una specie di spartiacque tra il prima e il dopo.​ ​

Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?

Questa mia opera consiste in vari “frammenti” (titolo della poesia che non a caso la apre) della mia esperienza esistenziale in cui mi sono trovato a navigare fino alla soglia dei quarant’anni. Anche i primi due libri che ho pubblicato erano in qualche modo una specie di diario di riflessioni, incontri, emozioni, stati d’animo esperiti fino a quel momento e trasposti in versi, ma questa volta non ho sentito più la necessità di appuntare le date di composizione, proprio perché percepisco come se finalmente le poesie che offro al lettore, sebbene nascano dal mio vissuto personale, possano avere anche una valenza universale: in esse si possono assaporare le luci e le ombre che ho attraversato, ma anche il fatto che, a pensarci bene, la luce non è altro che il riflesso dell’ombra e viceversa, che noi stessi non siamo altro che riflessi gli uni per gli altri. Oltre a ciò, il lettore potrà intravvedere in particolar modo quanta solitudine ha caratterizzato il mio passato, ma anche il come io sia riuscito ad andare oltre ad essa, grazie alla “resilienza” e alla presenza di una “speranza intuita” (titolo delle due poesie centrali).

Ha in cantiere qualche opera simile?​

No, per ora non ho in mente di scrivere ancora poesie, sebbene ne abbia già scritto molte altre. Mi piacerebbe poter realizzare a quattro mani con una mia amica, un piccolo saggio semiserio di riflessioni su come gestire la propria vita “a casaccio”.

A proposito del suo libro…

il 15 dicembre scorso ho potuto avere il piacere di poterlo proprio presso il Liceo Classico in cui lavoro. Ho chiesto per l’occasione l’aiuto di Cesare Pomarici, presidente dell’Associazione Culturale Olvidados di Forlì, con cui si è instaurato durante l’evento davvero un bel dialogo che non solo mi ha confermato la cifra del valore letterario che questa mia ultima opera può avere, ma che io stesso ho percepito come un’esperienza “terapeutica” per me stesso: abbiamo confrontato vecchie e nuove poesie proprio per mostrare la tra il prima e il dopo la mia nuova differenza poetica, e nel prenderne in esame alcune altre, sono venuti fuori significati ulteriori che non avevo scorto fino in fondo nei miei componimenti. Per chi vuole, la registrazione di questa prima presentazione è replicabile sulla pagina facebook del mio profilo (www.facebok.com/gionalbe): dura un’oretta ed è consigliabile un buon sistema di amplificazione (minimo delle cuffie), in quanto la qualità dell’audio è un po’ scarsa.

Link della casa editrice al riservato mio libro, dove porterlo anche ordinare:

http://www.alettieditore.it/Diamanti/2021/alberti.html

Link di un gruppo facebook per i lettori che vogliano commenti o impressioni sulla mia raccolta di poesie :

https://www.facebook.com/groups/634021901376967

BIOGRAFIA

laureato in Filosofia presso l’Università di Bologna nel 2005, insegnante sul Sostegno presso il Liceo Classico “GB Morgagni” di Forlì e in formazione nel counseling presso l’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona di Milano, – è nato a Napoli nel 1980 e ha vissuto in questa città la sua infanzia, ma all’età di undici anni si è trasferito con la famiglia a Forlì, dove ha continuato il suo percorso di crescita e dove appartiene, oggi più che mai, la sua storia e la sua vita attuale. Sebbene orgoglioso delle origini partenopee, è a Forlì che affondano le sue radici esistenziali, sia sociali e affettive che lavorative. La sua città, inoltre, fin da giovane è stata la culla di svariati incontri che lo hanno sempre più portato ad approfondire il suo percorso di fede: Gioventù Studentesca durante le superiori, poi l’incontro con il suo padre spirituale don Gabriele, il soggiorno presso il centro di spiritualità della Caritas “Buon Pastore” a trent’anni, e il Rinnovamento nello Spirito tutt’ora. Nell’estate del 2021 ha avuto l’opportunità di partecipare al Mese Ignaziano presso la Casa di Esercizi Spirituali “Villa San Giuseppe” dei Gesuiti a Bologna, durante il quale ha avuto conferma della sua “vocazione artistica”.