RAFFAELLA ROSSI: EPIDERMIDE RARA – Scritturaviva – La Voce del Recensore

RAFFAELLA ROSSI: EPIDERMIDE RARA
GENERE: POESIA
RECENSIONE

C’è chi sostiene che i poeti siano una razza in via di estinzione in un mondo che continua a perseguire soddisfazioni materiali e glorie personali. Proprio per questo motivo, degli amanti per il verso, più che mai oggi, se ne sente l’esigenza perché l’anima ha bisogno di partorire le parole gentili e il mondo necessita di amore, quell’amore che facendoci avvertire il senso dell’esistere ci collega all’universo. Fare la poesia in una realtà che diviene sempre più spietata e arida di sentimenti diviene allora necessità e missione. Così, come tutte le altre forme artistiche, la poesia è un importante mezzo salvifico. Di questa realtà ne è ben consapevole l’autrice Raffaella Rossi che con la sua opera Epidermide rara (Eretica edizioni, anno di pubblicazione 2023, pagg. 76) ci conduce nel suo mondo fatto di sensibilità e delicatezza ma anche di vuoti, silenzi, assenze. L’autrice non cerca gloria, visibilità, autoproclamazione, come purtroppo accade a molti autori che nel cammino poetico si smarriscono lasciandosi ammaliare da ciò che snatura il senso stesso della poesia. Ella lascia il segno delle sue impronte abdicando all’unica ragione che spinge i poeti a proferire: svelare la propria anima senza alcun fine se non quello di donare amore, di comunicarlo in tutte le sue sfaccettature. E il suo è un disvelamento autentico, profondo, vibrante. Fa riflettere il titolo scelto dall’autrice: Epidermide rara. L’epidermide è lo strato più superficiale della pelle, quello con il quale avvertiamo il mondo esterno. Benché tutti ne siamo provvisti, la qualità di questo avvertire è soggettiva. Solitamente i poeti avvertono per eccesso, sono particolarmente sensibili. E questo sentire non è sempre foriero di felicità e benessere. Spesso la pelle regista graffi, cicatrici, situazioni dolorose. La sensibilità dei poeti ha sempre il risvolto della medaglia che contempla in sé la luce e l’ombra, la gioia e la sofferenza, la capacità di esternare in maniera sublime stati d’animo che siano anche di profondo dolore. Tale rara capacità di avvertire, della quale si fa portavoce l’autrice in ogni suo componimento, è desiderata e nello stesso tempo “temuta” poiché il suo essere eccessivamente sensibile la espone in maniera più viva alla sofferenza… ma è in fondo da questo dualismo che nasce e ha senso la vita. La sua non è una poesia di interrogativi ma di libero fluire con il quale l’autrice sente di essere parte di un tutto e si lascia trasportare da quelle sensazioni che accoglie e con le quali cura le sue stesse ferite. Un fluire che si può avvertire solo nello spazio soggettivo del silenzio dal quale l’autrice sembra ammaliata, poiché esso sospende il ritmo dei tempi della realtà e consente di elevarsi a quella dimensione altra nella quale solo è possibile abbracciare, fare la poesia: «Vivo quando sento nel silenzio / interrogo la lumaca se ha bevuto / il gatto se ha avvertito l’estraneo / il sole se ha visto l’olmo svegliarsi. / Vivo quando sento nel silenzio / non interrogo la vita / mi lascio respirare dal vento / e schiaffeggiare dalla bufera / per esistere / per lasciare la mia vita sentire. / Io sento le parole / quando non urlano per uscire / ma mi accerchiano nella solitudine. / Mi nascondo per il troppo sentire / mi intimidisco / vado sottoterra / scavo buche profonde / creo vuoti d’aria per respirare / e sento / sento tutto / il seme ostinato / alla ricerca del cielo / le parole che si incastrano tra gli acufeni / e quelle / che diventano acqua negli occhi. / Gli animali / non mi chiedono cosa sento / la finestra / non mi domanda se ho mangiato / però ci sentiamo / perché tutto il vivere è nel sentire / l’esprimibile in parole / l’indescrivibile in una poesia. / Non mi giudicate perciò / come una fabbricante di parole / sono solo una donna di cobalto / troppo calda per il freddo. / Sono solo una donna che sente / ma vorrei non sentire / perché sentire / è sfiorare anche l’inferno. / Sono una donna che sente / che a volte ha paura delle parole / quando vengono fuori / e quando si aggrovigliano nel silenzio. / È dal sentire si partorisce la vita». Il verso è libero, svincolato da qualsiasi impostazione metrica, spontaneo e immediato. Vi è una sonorità del verso, un’armonia accennata che rende gradevole e compiuto il discorso poetico. L’autrice non sembra ricercare parole per descrivere il suo sentire ma, come accade a chi di poesia si nutre, queste emergono spontanee dall’ascolto interiore, e quello dell’autrice è un ascolto a più dimensioni dove natura e vita si fondono e si confondono. Le immagini della natura si modellano ai suoi stati d’animo o viceversa, sicché ogni emozione rimane incisa sulla sua pelle che, avvezza alle bizzarrie degli eventi, si lascia vivere senza opporre alcuna resistenza. Traspare tuttavia rammarico e una sottile inquietudine nei confronti di quell’ironia della sorte o destino, che ella ricama con grazia e decisione, per un grande amore non concretizzato in quel noi sospirato, per gli incontri mancati, le parole non dette, le manifestazioni d’affetto taciute, il bene rivolto a sé stessi, tutte cose che a volte, con il senno di poi, la spingono a dei ripensanti: «Siate dolci con la vostra pelle / spalmatelo il miele / accarezzatevi / datevi i bacetti / come fanno i bambini / quando pensano che le carezze / alleviano il dolore. / Ficcateci dentro le parole / quelle non dette / quelle balbettanti tra i denti». Non solo nostalgia per ciò che non è stato è avrebbe potuto essere ma anche consapevolezza della fugacità dell’esistenza dalla quale deriva la necessità di non trattenere nulla, di promanare il bene senza remore e moltiplicarlo. È quindi l’amore il filo conduttore della silloge di Raffaella Rossi, amore che si materializza attraverso la narrazione del suo sentire perché la stessa poesia è dono di sé all’altro, apertura, condivisione.

Teresa Laterza

BIOGRAFIA

Raffaella Rossi è nata ad Avellino nel 1983 e vive in un piccolo paese di provincia, dove svolge la professione di insegnante. Laureata in Archeologia presso l’Università degli Studi di Salerno, dal 2007 si occupa di poesia visiva, ponendo l’attenzione su forme di comunicazioni verbali, accompagnate da forme visive. Il messaggio poetico è sviluppato facendo convergere al segno grafico altri tipi di segni, mettendo l’accento proprio sulla semanticità di questi ultimi.
Ha pubblicato una silloge di poesie dal titolo “Stagioni e Riti” nel 2011. Nel 2023 ha pubblicato la raccolta poetica ”Epidermide Rara” con Eretica Edizioni. L’autrice ha ricevuto l’attenzione da parte di alcuni blog di poesie già con le sue prime poesie, ottenendo una prima traduzione in lingua spagnola per conto di “Laboratori Poesia”. Le sue poesie e recensioni poetiche per altri autori, sono fruibili on line e in una serie di antologie poetiche pubblicate dalle case editrice che hanno ritenuto meritevole la sua poesia ai concorsi. Per l’autrice, la poesia è la parola dell’anima, è un mezzo di comunicazione importante e salvifico, con funzioni anche demiurgiche. La poesia è un dono d’amore per se stessi e per gli altri.

I LINK DELL’AUTRICE:

https://www.ereticaedizioni.it/prodotto/raffaella-rossi-epidermide-rara/

https://www.amazon.it/Epidermide-rara-Raffaella-Rossi/dp/8833444023

https://www.salernonews24.com/interlinea/la-rara-epidermide-di-raffaella/

https://liminamundi.com/2023/05/31/intervista-a-un-giovane-poeta-raffaella-rossi-epidermide-rara-eretica-edizioni/

https://www.lacortigianadinchiostro.com/segnalazione-epidermide-rara-raffaella-rossi/

https://www.librierecensioni.com/libridaleggere/epidermide-rara-raffaella-rossi.html

https://www.rivistaclandestino.com/poesie-di-raffaella-rossi/

https://www.versolibero.com/2023/04/17/raffaella-rossi-epidermide-rara-segnalazione/

https://raffaellarossinuances.wordpress.com/