BARBARA BUCCI: L’ANELLO MANCANTE

Recensione a cura di Scrittura Viva – La Voce del Recensore

UNA STORIA DI AMORE

GENERE: ROMANZO (AUTOBIOGRAFIA)

RECENSIONE

«Dovete sapere che esiste una teoria, che non è nostra ma che abbiamo fatto nostra, in base alla quale le persone con disabilità si dividono fra rancorosi e solari. I primi sono quelli arrabbiati col mondo per quello che gli è successo, i secondi sono quelli che hanno deciso di viverla come una nuova opportunità», Beatrice Vio.

Esisterebbe tuttavia una via di mezzo perché non è possibile credere che ci sia una separazione così netta tra le due opposte reazioni. Non è possibile credere che si sia sempre arrabbiati o riconoscenti. Chi siamo noi per dare giudizi, per credere di comprendere effettivamente stati d’animo, emozioni e sensazioni di un disabile? Al di là della sterile discussione tra chi si ferma a ridurre il tutto all’uso di un’espressione piuttosto che di un’altra (disabile/diversamente abile), il fulcro del discorso piuttosto è da ricondurre al sentire. Ognuno ha una propria sensibilità e un modo diverso di reagire agli eventi della vita. Esiste chi vede la semplice calvizie come un problema gigantesco e chi invece seduto sulla sedia a rotelle si inventa l’impensabile per poter affrontare ogni giorno la vita con le sue difficoltà. E comunque, per quanta forza di volontà e resilienza una persona costretta all’immobilità e alla non autosufficienza possa avere non vuol dire che tutto possa essere affrontato con leggerezza. Di questo ce ne parla l’autrice Barbara Bucci nella sua straordinaria “autobiografia” L’anello mancante – Una storia di amore (Booksprint edizioni, anno di pubblicazione 2022, pagg 136). In realtà l’opera è il resoconto di due punti di vista – ed è questo a renderla originale – quello della protagonista e quello di colui che per lei inizia a provare una curiosità e un interesse che non riesce a spiegarsi.
L’autrice non si risparmia nel raccontarsi, e con coraggio si mette a nudo scrivendo dei suoi timori delle speranze, delle sue gioie e dei suoi dolori, dei sentimenti contrastanti, di quelle emozioni positive ma anche di quelle negative come l’invidia e la rabbia che l’essere in quella condizione genera, pur non volendo. Sia che si tratti di una persona “normale” o con disabilità, l’autrice tiene a sottolineare come tutto ha senso se sussistono l’umanità e l’amore. Aggiungerei anche le possibilità economiche, perché purtroppo una condizione di grave disabilità che impedisce l’uso dei quattro arti, richiede una riorganizzazione funzionale degli spazi abitativi, l’uso di strumenti adeguati e di apparecchiature che consentano di svolgere attività che definiremmo “semplici”, come per esempio la scrittura. Qualcuno sosteneva a tal riguardo che il Signore distribuisce le cosiddette “croci” a chi ha la possibilità di sopportarle. Nel caso dell’autrice, credo che lei abbia avuto “fortuna” e abbia fatto esperienze, come il viaggiare, che per molte persone “normali”, per via delle ristrettezze economiche, non sono possibili. Quando capita una disgrazia com’è accaduta alla protagonista della storia, che a undici anni cadendo dall’altalena è rimasta paralizzata, nel caso in cui la famiglia ha risorse economiche adeguate è possibile affrontare la situazione con maggiore facilità. Comunque, al di là della questione economica, un aspetto fondamentale che va considerato è la qualità delle relazioni che si instaurano con chi vive una condizione di difficoltà e dipendenza dagli altri. Sono tanti gli interrogativi che possono e devono sorgere di fronte a delle persone disabili. Non è facile approcciarsi al loro mondo. Bisognerebbe sperimentare la frustrazione, lo sconforto, lo smarrimento di chi sa che dovrà dipendere da qualcun altro per tutte le necessità, comprese quelle fisiologiche. Forse solo facendo esperienza diretta si potrebbe capire fino in fondo quello che possiamo solo lontanamente immaginare. Attraverso questa storia, l’autrice ci guida, passo passo, nel suo mondo emotivo e in quello immaginativo; importante quest’ultimo perché quando si è inchiodati a una sedia a rotelle l’unico modo per volare è usare appunto l’immaginazione. Immaginazione e concretezza scandiscono la vita della protagonista, che tiene a informare chi non conosce i dettagli della specifica disabilità di tutto ciò che si dovrebbe sapere riguardo alle effettive condizioni, spiegate anche con termini medici e riferimenti precisi. Una necessità da parte dell’autrice, quella di informare correttamente, perché solo in questo modo è possibile comprendere, interagire, essere d’aiuto. Ognuno di noi dovrebbe dunque informarsi. Spesso non lo si fa per paura… e si fugge via da situazioni che si pensa di non saper gestire. Sappiamo bene che nessuno sceglie di finire su di una sedia a rotelle. Capita. E il malcapitato può essere chiunque. Far finta di nulla, girarsi dall’altra parte, non risolve certo il problema. Curiosità e coraggio non dovrebbero mai mancare in chi decide di esserci per coloro che vivono una disabilità. E sono proprio queste qualità – coraggio e curiosità – che nel romanzo di Barbara Bucci spingeranno un ragazzo ad avventurarsi lungo un sentiero che mai avrebbe pensato di prendere. Quale? Lo scoprirete leggendo questa cruda e al contempo appassionante opera narrativa, al termine della quale sicuramente non sarete più le stesse persone di quando l’avete cominciata.
L’autrice ha deciso di devolvere i ricavati della vendita di L’anello mancante – Una storia di amore alla ricerca, perché senza ricerca non vi è speranza né progresso.
Marisa Francavilla

BIOGRAFIA

Barbara Bucci è al suo primo lavoro editoriale. Si è laureata in Lingue e Letterature Straniere nel 2003 e ha conseguito un master di I livello in Studi nordamericani. Nel 1987, all’età di 11 anni, cadendo dall’altalena, ha subíto una lesione spinale che l’ha resa tetraplegica. Dal 2013 fa parte delle Cure Girls, un gruppo internazionale di sette ragazze mielolese che organizzano eventi ed iniziative per raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica, affinché la paralisi diventi curabile. Vive a Giuliano Teatino, in Abruzzo. Fornisce consulenza a privati e aziende per traduzioni in lingua inglese e spagnola, nell’ambito del progetto ēmenda editing.

INTERVISTA
Come nasce la sua passione per la scrittura?
Dalla lettura e lo studio di opere di autori inglesi e americani durante l’università. Negli ultimi due anni avevo scoperto la capacità di usare la penna a tratto fine che non ha bisogno di pressione per scrivere. Inizialmente, per segnare con un punto le parole da cercare sul vocabolario, poi per sottolineare i testi e prendere appunti sui block-notes. Così, tra una pausa e l’altra dallo studio, mi sono ritrovata a scrivere il mio diario personale. Nel corso del tempo, dare visibilità ai miei pensieri è diventata un’attività abituale.


Come è nata l’idea di quest’opera?
Questo libro è nato soprattutto per un duplice scopo: far conoscere cosa realmente comporta convivere con una disabilità motoria causata da una lesione spinale cervicale, che toglie del tutto la capacità di prendersi cura di se stessi; e per puntare l’attenzione sulla necessità di trovare una cura che renda la paralisi reversibile. A tal fine, il ricavato delle vendite è destinato al supporto della ricerca scientifica. Ad un mese dalla pubblicazione, sono stati raccolti 600 euro che ho devoluto a due fondazioni: Spinal Research e Wings for Life.


Quali sono i messaggi più importanti che ha voluto trasmettere con la sua opera?
Mi sono proposta di far capire che non esiste il mondo della disabilità, ma ci sono persone con storie a sé. È molto popolare l’immagine della persona disabile che sostiene di poter fare tutto, solo in maniera diversa, spesso sbandierando lo slogan “i limiti sono solo nella nostra testa”. Questo, però, può falsare la percezione che la persona non disabile ha verso una condizione invalidante. Invece, per la stragrande maggioranza delle persone con gravi disabilità, i limiti sono reali e permanenti, purtroppo.


Ha in cantiere qualche altra opera di narrativa?
Al momento ci sono alcune idee di cui ho appuntato degli schizzi. Non so ancora se si realizzerà in un’altra opera di narrativa, ma qualcosa ne verrà fuori… almeno lo spero!