ANTONELLA PANE: IL FILO DELLO STUPORE – Scritturaviva – La Voce del Recensore

ANTONELLA PANE: IL FILO DELLO STUPORE

RECENSIONE

La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all’esterno, sogna. Chi guarda all’interno, apre gli occhi.

Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.

Ciò che neghi, ti sottomette.
Ciò che accetti, ti trasforma.

Carl Gustav Jung

Se c’è qualcosa che non va, se avvertiamo disagio o sofferenza, se l’inquietudine sovrasta i pensieri fino ad annichilirci, la scrittura aiuterà a placare il nostro animo, anche se avremo quella strana e sorprendente sensazione – misteriosa – che non sia la nostra mano a scrivere. Solo nelle forme artistiche è possibile incontrare il nostro io più autentico, la nostra versione originale, che forse abbiamo già sperimentato altrove e dimenticato, e che è la sede identitaria del nostro essere, quella fiamma che brucia e scalpita sotto la coltre delle sovrastrutture di una società che ci illude di essere qualcuno (identità) perché occupiamo un determinato posto o posizione. Ecco che questa fiamma ci ricorda che non siamo medici, insegnanti, avvocati, operai ma che facciamo i medici, gli insegnanti, gli avvocati gli operai. L’essere in un modo o in un altro ha a che fare con l’essenza che non potrà mai essere messa a tacere. E quando il peso della società è così forte, così come le aspettative, e si avverte quel nodo alla gola diventare sempre più stringente, è allora che inizia la ricerca di noi stessi dentro noi stessi, poiché esternamente non potremo mai trovare nulla di appagante se non cominciamo da noi. E la ricerca non può che essere spirituale, poiché l’anima non conosce le gratificazioni materiali, non si sazia di materia. L’anima ha fame e sete di sostanza spirituale, di quelle verità che in parte già conosce ma che ha dimenticato e che vuole riscoprire. Così la ricerca, che mette in atto a livello inconscio le cosiddette sincronicità o coincidenze attraverso le quali l’universo ci parla – a trattarle per la prima volta in modo organico e approfondito è stato Carl Gustav Jung nella sua opera del 1952 dal titolo Sincronicità come principio di connessioni acausali – si delinea come viaggio della consapevolezza verso noi stessi per incontrare l’altro e ricongiungerci all’universo.
Sono queste le riflessioni scritte tempo fa che mi sono venute in mente dopo aver terminato la lettura dell’opera Il filo dello stupore di Antonella Pane (Manni editore, anno di pubblicazione 2022, pagg. 222). E poiché l’autrice parla anche di coincidenze, argomento molto interessante trattato da Jung, rimarcando il fatto che nulla nella vita capita per caso, poiché tutto è finalizzato a quel viaggio che porta alla consapevolezza di noi stessi e alla ricerca del vero significato di identità, la riflessione sovrastante mi è sembrata proprio una coincidenza significativa utile all’introduzione di questa opera che è frutto di una disamina delle dinamiche psicologiche individuali in relazione alle aspettative sociali che portano l’autrice, attraverso il personaggio di Angelica, la protagonista, a interrogarsi su comportamenti, scelte, decisioni, convinzioni in riferimento alla sua stessa vita. Antonella Pane riesce a ritagliare un quadro della nostra realtà e a inserirlo nel suo racconto integrando conoscenze sociologiche e psicologiche che hanno un risvolto positivo nella dimensione spirituale. Cosa può accadere quando a un certo punto della propria vita ci si rende conto di agire e scegliere non in base a ciò che desideriamo e aneliamo intimamente ma perché condizionati da dinamiche affettive e travolti da pressioni esterne che annientano ogni consapevolezza e volontà individuale? Che ruolo e che peso hanno la società e le dinamiche relazionali, affettive e lavorative, nella realizzazione di noi stessi? Il successo e la realizzazione personale come vanno misurati e quanto hanno a che fare realmente con il nostro vero io, la nostra essenza, la necessità di ascoltarci intimamente? Sono questi gli interrogativi che emergono dal racconto dell’autrice attraverso la storia di Angelica che ci mette in guardia sui pericoli di una società che è interessata a formare individui funzionali agli scopi utilitaristici della stessa società – disagio che la protagonista a un certo punto si rende conto di vivere sulla propria pelle – e la nostra sappiamo bene che è una società finalizzata alla produzione e al guadagno, nella quale l’individuo rappresenta solo un ingranaggio utile all’intero sistema; una società che ha completamente stravolto il concetto stesso di identità, facendolo coincidere con quello lavorativo, professionale. È chiaro che noi non siamo la professione che svolgiamo. La nostra identità è quel qualcosa di trascendente, quella originalità che ci distingue da ogni altro individuo e che si esprimerà anche, non attraverso il “titolo” della professione (medico, insegnante, avvocato, operaio, ecc.) bensì dal modo in cui svolgiamo quella determinata professione. Lo stesso Maslow, in una versione “rivista” della sua famosa piramide dei bisogni, un Maslow più in là negli anni, introduce il concetto di “self-trascendence”, indicando come l’individuo diventi realmente realizzato, soddisfatto e appagato se si dedica a obbiettivi più alti con una visione altruista, olistica, spirituale della vita. C’è quindi bisogno di fare spazio dentro di sé, di mettere a tacere le aspettative sociali per ascoltare indisturbati la voce della propria coscienza, quell’io primordiale che abbiamo trascurato, quel fanciullino che ha ancora tanta voglia di stupirsi di fronte alle meraviglie della vita. Ecco che il titolo scelto dall’autrice per la sua opera non poteva essere più esplicativo nel ricordarci quanto sia importante ritornare a noi stessi, alla nostra originaria identità per riappropriarci della nostra vita e ritrovare quel senso e quell’equilibrio senza il quale l’esistenza si riduce a una corsa a ostacoli dove non siamo più noi a decidere di correre, e verso quale sentiero. Angelica, che sembra avere all’apparenza una carriera invidiabile in quanto lavora in un’azienda di fama internazionale che opera nel settore del lusso e si occupa di selezione, formazione e sviluppo del personale, avverte così la necessità di ripercorrere la propria storia attraverso i ricordi della sua infanzia, le situazioni relative alle sue reazioni con l’altro sesso e le sfide professionali, e lo fa immergendosi nella lettura di libri, nello scambio di lettere con un professore di religione, con degli incontri – che non capitano per caso perché è la sua anima a chiedere delle risposte riguardo al suo malessere – e la decisione a un certo punto di intraprendere un percorso di terapia individuale e di gruppo che la apre e la sostiene nel cambiamento e che la condurrà ad avvicinarsi a Dio e a scoprire una necessità spirituale che non aveva fino a quel momento considerato.
«In quel periodo accadde qualcosa di speciale, qualcosa che ancora oggi non riesco a comprendere nella sua totalità ma che ritengo abbia a che fare con la presenza dello Spirito Santo: questa forza, questa energia che, quando meno te l’aspetti, irrompe nella tua esistenza e ti consola, ti illumina, ti rassicura, ti inonda di calore, ti dà risposte, ti spinge ad osare e a superare i limiti. Per essere più vicina ai valori della solidarietà e della fratellanza che stavano emergendo in me, decisi di dedicarmi al volontariato. Frequentai, così, un corso presso la Caritas. Quando lo finii fui mandata presso una casa famiglia di malati di AIDS per fare compagnia alle persone che vi abitavano. Insieme a me, come volontari, c’erano Tiziano, Alessia e Rino, tre giovani ragazzi in cerca di lavoro. Tiziano, il più audace e risoluto dei tre, un giorno mi disse: “Perché non ci aiuti ad organizzare dei corsi, visto che tu sei esperta di formazione? Potremmo incontrarci e parlarne”».
Ecco che la sincronicità metterà in moto idee e progetti che nel caos della vita della protagonista porteranno a un certo ordine. Esiste un filo invisibile che ci lega all’universo e per quanto fede e scienza possano sembrare di primo acchito antitetiche o distanti, in realtà sono parte di un tutto al quale noi esseri umani apparteniamo.
La penna dell’autrice scorre armoniosa e senza intoppi. Le pagine s’imprimono nella mente del lettore che con estrema facilità riallaccia i nessi logici e sincronici di tutto ciò che capita alla protagonista, trasponendoli alla sua realtà. Un’opera di indiscusso valore spirituale che denota conoscenze psicologiche e competenze sociologiche; una lettura della realtà che ci spinge a riflessioni profonde sul senso e sul significato dell’esistenza. Un libro nel quale perdersi per poi ritrovarsi. Un plauso all’autrice.

Teresa Laterza

INTERVISTA

Come nasce l’idea di quest’opera?
“Il filo dello stupore”​ ​ nato da uno stato di inquietudine​ che mi ha spinta alla ricerca​ di me stessa, del mio essere interiore. Ma l’idea è scaturita e si​ è concretizzata in un momento professionale difficile della mia vita lavorativa. In particolare quando il mio ruolo è cresciuto e ho cominciato a
vivere disagio e difficoltà nel raggiungere gli obiettivi che mi venivano assegnati. In quei giorni ho avvertito la forte esigenza di​ scrivere, di dare voce a​ tutto ciò che avvertivo dentro di me e che mi procurava sofferenza. Concepire e realizzare “Il filo dello stupore” ha avuto quindi una funzione catartica e direi anche terapeutica.

Per parlare di determinate tematiche bisogna sperimentarle. Quanto c’è di lei in Angelica?
Nel mio libro l’autrice coincide con Angelica che, pertanto, sicuramente rappresenta una parte di me.
Le esperienze che racconta la protagonista Angelica corrispondono a ciò che ha vissuto l’autrice, anche se la narrazione degli eventi, degli stati d’animo, dei ricordi, in quanto filtrati dalla memoria,​ hanno una trama non del tutto corrispondente alla realtà.

Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto far emergere?
Trovo questa domanda molto stimolante!
I due messaggi più importanti che credo emergano dal mio libro sono l’importanza di dare senso alla propria vita attraverso la ricerca della Verità e attraverso un cammino di consapevolezza.​ “Il filo dello stupore” infatti narra come Angelica, attraverso lo stupore, riesca a guardare alcuni accadimenti con occhi nuovi scoprendo vie insolite e aspetti di sè sconosciuti che la condurranno verso un cammino spirituale. E questo nuovo cammino la condurrà nel silenzio dei conventi e tra le pagine di libri spirituali, dove Angelica riscoprirà quel Dio dimenticato e incontrerà l’amore.

A proposito del suo libro…
A proposito del mio libro potrei dire che è la storia di una crescita personale che passa attraverso una crisi professionale, esistenziale e spirituale. Una storia in cui, come ha scritto la giornalista​ Camilla Sernagiotto, nell’articolo on line della rivista Grazia del 4 Gennaio 2021 “10 nuovi libri da leggere” , “il lettore si ritroverà a ripercorrere assieme ad Angelica la sua storia, passando da reminiscenze lontane a ricordi vicini, da situazioni vissute a quelle in divenire.
Tasselli dell’infanzia, della giovinezza e della maturità compongono un puzzle in cui il lettore rimarrà incastrato alla perfezione, scoprendo di esserne un tassello.”

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?
Per il momento non ho in cantiere alcun lavoro letterario.

NOTE BIOGRAFICHE
Antonella Pane è nata a Carlopoli (CZ), in Calabria. Ha vissuto per 18 anni, fino al conseguimento della maturità classica a Catanzaro. Dopo essersi laureata a Perugia in Lettere classiche si è trasferita a Roma dove si è laureata in Sociologia e ha lavorato nella Direzione del Personale di Aeroporti di Roma e presso Bulgari, come Responsabile di selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane.
Ha poi svolto in varie aziende l’attività di Executive e Corporate Coach, come libera professionista, e ha insegnato Metodologie della formazione e dello sviluppo delle risorse umane all’Università di Padova. È autrice di numerosi saggi sulla formazione e sul coaching.
Attualmente svolge il ruolo di Coach e di Formatrice, collabora con una comunità agricola di accoglienza ad Amandola, nelle Marche. Questo è il suo primo romanzo.

I link dell’autrice:

https://roma.corriere.it/notizie/arte_e_cultura/21_marzo_11/antonella-pane-memoria-stupore-spiritualita-786814f8-825c-11eb-8fd7-3fd81ad54bdb.shtml

http://www.elisabettacastiglioni.it/il-filo-dello-stupore/