ROBERTA CHIALASTRI: QUELLA CASA SULLA STRADA – Recensione a cura di Scrittura Viva – La Voce del Recensore

GENERE: DOCUMENTO STORICO/NARRATIVA
RACCONTO MEMORIALISTICO
RECENSIONE

Per chi è stato così fortunato da non aver conosciuto le brutalità delle Guerre né quelle del dopoguerra risulterà sempre difficile comprendere fino in fondo determinate realtà. Chi invece le ha vissute sulla propria pelle ha spesso avvertito in qualche modo la necessità di condividere la propria esperienza, raccontando ai figli o ai nipoti di quei periodi bui. Rivelare ciò che ha segnato in modo indelebile l’esistenza non risponde soltanto alla necessità di alleggerire l’anima, liberandosi da fardelli troppo pesanti, ma anche a quel dovere di mantenere viva la memoria su fatti realmente accaduti che hanno segnato le vite di così tante persone. Se oggi siamo qui e abbiamo una vita accettabile lo dobbiamo a chi ci ha preceduti, ai loro sacrifici, alle loro lotte quotidiane e alla loro perseveranza. Il nostro presente non si è costruito da solo, ma è la conseguenza del passato di tutti coloro che hanno sofferto, affrontato e superato ogni tipo di difficoltà. Prestare attenzione e il giusto ascolto a chi sente l’esigenza di raccontare il proprio passato non è solo un segno di rispetto ma una necessità ineludibile per l’avvento di un futuro migliore. È giusto oggi parlare di pace e guardare avanti, ma relegare nella dimenticanza le atrocità del passato sarebbe un insulto all’intelligenza umana. Il passato non può e non deve essere azzerato, forse è soprattutto affinché simili crudeltà possano non ripetersi più; perché il rischio della pacificazione con il passato e la conseguente dimenticanza è proprio questo: non considerando gli errori di ieri si possono commettere nuovamente. Abbiamo quindi tutti il dovere di conservare quei preziosi pezzetti di storia che provengono dai nostri avi e di tramandarli tramite racconti anche scritti come ha fatto Roberta Chialastri attraverso la sua coinvolgente opera Quella casa sulla strada (PAV Edizioni, anno di pubblicazione 2020, pagg. 160).
L’autrice narra la storia di Michele Di Leo, uomo determinato, creativo, – saranno proprio queste caratteristiche a risolvere parte dei problemi di sussistenza – inquieto, e della sua famiglia nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Una storia di sopravvivenza nelle estreme difficoltà che vede emigrare questa famiglia dalla realtà di un piccolo paese campano, Buccino, a Roma, quando ancora la ricostruzione era una realtà lontana. Nonostante la serietà dell’argomento trattato, l’autrice riesce a consegnarci una storia di speranza. Vi è sì la descrizione dura e cruda delle avversità che i protagonisti della vicenda si trovano ad affrontare, ma anche negli eventi più avversi non vi è mai resa.
La scrittura è fluida, coinvolgente, intervallata da quei dialoghi in dialetto che fanno la differenza: sono dinamici, realistici e rendono ancora più interessante una narrazione che già lo è di suo. L’utilizzo della lingua dialettale – anche se l’autrice si è giustamente premurata di inserire le note con le traduzioni – contribuisce a dare quel senso di realtà e autenticità alla storia narrata. I fatti sembrano staccarsi dalle pagine e prendere vita davanti agli occhi del lettore. Per quanto si notino caratteristiche tipiche del neorealismo, la storia e ricca di sentimenti che in alcuni casi sono di rabbia, per le situazioni avverse che l’autrice riesce a imbastire con attenzione ai particolari, e in altri di premura, affetto, amore come nel momento in cui Michele e sua moglie Maria fanno l’impossibile per salvare la vita della figlia, e anche quando Michele insiste affinché la figlia, una volta andata a vivere con suo marito, appenda la croce sulla porta di casa in segno di amore, fede, protezione.
È pure una storia di cambiamenti sociali, soprattutto in riferimento all’emancipazione femminile e a certi stereotipi del passato che vedevano la donna relegata all’ambito casalingo e al compito di educazione dei figli. Nel salto generazionale, che nella storia avviene con la figlia di Maria, Antonia, il lavoro al di fuori delle mura domestiche non è più condizione umiliante, qualcosa di cui vergognarsi, bensì dimostrazione di valore e indipendenza. L’autrice unisce sapientemente, mescolandole, la dimensione temporale degli eventi storici e sociali che hanno riguardato l’Italia in quel periodo alla dimensione più intima delle vicissitudini della famiglia Di Leo.
Il romanzo è corposo ma mai monotono. La Chialastri riesce a consegnarci un frammento di storia che fa parte del passato di tutti noi nel quale possiamo ritrovare tratti comuni di chi ci ha preceduti.
Un romanzo tra storia – in quanto ha le caratteristiche del documento – e narrativa, avvincente. Un’opera decisamente riuscita.

Francesca Autieri

INTERVISTA

Cosa rappresenta la scrittura per lei?

Leggere e scrivere sono le due passioni che mi hanno accompagnato nella vita fin da piccola. La lettura è una vera e propria esigenza: non smetto mai. Mi definisco, infatti, una lettrice seriale. La scrittura è stata una conseguenza della lettura.​ Ho cominciato a scrivere fin dall’adolescenza​ per il solo piacere personale. E anche con il passare degli anni, ho continuato a mantenere uno spazio vitale per questa passione.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo?

Il romanzo Quella casa sulla strada nasce dai miei ricordi. Un racconto che si ispira a fatti realmente accaduti. Una di quelle storie che un tempo​ i nonni o i genitori raccontavano ai piccoli della famiglia quando parlavano della vita vissuta da loro e dai propri avi. Dopo una lunga riflessione, durata anni, ho deciso di scriverla perché avendola ascoltata molte volte fin da quando ero piccolissima mi apparteneva. E, pur non avendo vissuto quel piccolo spaccato di società che oggi non esiste più, ero consapevole che quella storia era comunque parte di me.​ ​​

Quanto può essere importante la memoria storica?

Un paese che non tiene conto del passato, è un paese che non ha futuro. Noi siamo il risultato di un tempo che non c’è più ma che c’è stato, e da ciò dobbiamo trarre insegnamento. Non dobbiamo mai dimenticare che nella nostra vita di oggi c’è parte di quella vissuta dai nostri genitori, dai nostri nonni e da tutti coloro che ci hanno preceduto e che, nel bene o nel male, hanno prodotto quello che noi siamo ora.

Quali sono secondo lei le caratteristiche che non dovrebbero mai mancare a uno scrittore?

Quando leggiamo una storia dobbiamo provare emozioni capaci di farci viaggiare verso mondi sconosciuti. Quindi uno scrittore deve innanzitutto emozionare;​ trasportare il lettore lontano dalla vita reale ed essere, al contempo, credibile e ingegnoso. La sua scrittura, comprensibile e che arrivi a tutti.​

A proposito del suo libro…

Si tratta di un racconto memorialistico, ambientato in un piccolo paese del Sud Italia, nel periodo che va dalla fine del 1800 al 1947 e a Roma dal 1947 al 1960. Una storia di vita che attraversa tutta la prima metà del secolo scorso e narra le vicissitudini di una famiglia meridionale costretta, dopo la seconda guerra mondiale, a trasferirsi a Roma nella speranza di migliorare la propria esistenza. La stesura è durata circa tre anni, in quanto per descrivere avvenimenti storici realmente accaduti e personaggi storici realmente esistiti, è stato necessario un lungo lavoro di ricerca,​ attraverso la lettura di libri storici, biografie, documentazioni varie,​ per un raffronto sulla veridicità dei racconti che mi erano stati riportati.​

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?

Ho finito di scrivere il mio terzo romanzo che sto​ revisionando in questi giorni. Spero che possa essere pubblicato entro l’anno. Inoltre, è a un buon punto il mio quarto romanzo iniziato qualche mese fa e che a breve sarà ultimato.

BIOGRAFIA

Roberta Chialastri è nata a Roma dove tuttora risiede. Grande appassionata, da molti anni, di letteratura, scrittura e teatro, si autodefinisce una lettrice seriale.
Da qualche anno, frequenta, in qualità di attrice amatoriale, il laboratorio teatrale ‘Ile Flottante’ di Francesca Satta Flores. Inoltre, per il suo benessere fisico e mentale, pratica l’Iyengar Yoga.
Il suo romanzo d’esordio Quella casa sulla strada, edito dalla PAV Edizioni nel 2020, aveva ottenuto nel 2019, nella sezione narrativa inedita, una menzione di merito al Premio Internazionale Letterario e Artistico “Giglio Blu di Firenze”. Successivamente, nella sezione narrativa edita, è stato il terzo classificato al Premio Letterario Nazionale Nicola Zingarelli, edizione 2021.
Nel 2022 è stato pubblicato dalla PAV Edizioni il suo secondo romanzo Se alzando gli occhi al cielo.