ORIETTA BOSCH: SCUSA *Scrittura viva – La Voce Del Recensore

SCUSA
DI ORIETTA BOSCH
GENERE: NARRATIVA

«L’errore ci dona semplicemente l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti.» (Henry Ford). Ma quanti effettivamente sono capaci di mettersi in discussione, di analizzare saggiamente il proprio comportamento, riconoscendo i propri errori, lasciando da parte egoismo e orgoglio e riparando ad un torto chiedendo sinceramente scusa? È questo il tema centrale dell’opera di narrativa “figlia” di una promessa: Scusa (Edizioni Gruppo Albatros Il Filo, anno di pubblicazione 2020, pagg. 186) – e ripubblicato con Ctl edizioni – di Orietta Bosch che se da una parte ci spinge a riflettere sulla fragilità, l’imperfezione, gli errori dell’essere umano, dall’atra ci ricorda come l’amore – forse soprattutto quello di una madre per i propri figli – sia la modalità più pura, saggia ed intelligente di porsi nei confronti della vita e del prossimo. Spesso ci si trincera dietro le “proprie ragioni”, assumendo rigide posizioni con grande testardaggine. Ma cosa inibisce, a volte, la capacità di dire “scusa, ho sbagliato”? La psicologia ci insegna che a giocare un ruolo fondamentale è quel meccanismo di difesa che interviene a protezione della nostra identità: l’attaccamento nei confronti dei nostri punti di vista, o dell’immagine che vogliamo proiettare nel mondo. È un po’ come se le scuse significassero una perdita di “punti di orgoglio”. Per chi è orgoglioso scusarsi sembra, dunque, che implichi un abbassarsi, una perdita di autorevolezza, quando invece, cresciamo parecchio nella stima altrui soprattutto nel momento in cui riconosciamo di aver sbagliato e, sinceramente pentiti, chiediamo umilmente scusa. Chiedere perdono non è affatto una dimostrazione di debolezza, di possedere poco valore, al contrario è segno non solo della presenza in noi di quel prezioso valore che è l’umiltà, ma anche di quell’equilibrio mentale che denota autostima; inoltre, le scuse servono molto di più a chi le pronuncia che a chi le riceve in quanto nel momento in cui le porgiamo vuol dire che siamo stati capaci di riconsiderare le nostre posizioni. Chiedere scusa permette di liberarci da quei meccanismi mentali che, volendoci schiavi di quelle determinate posizioni e incasellandoci in quella necessità di “aver ragione” o di “accusare”, ci avvelenano la vita, distruggendola. Purtroppo viviamo nel e con l’illusione che la vita sia eterna, che le persone con le quali nascono incomprensioni, conflitti e rancori saranno sempre presenti; stazioniamo, così, sulle nostre posizioni. La vita, però si sa, è imprevedibile e fugace… Nessuno è eterno, e se non riconosciamo in tempo di aver sbagliato potremmo perdere per sempre l’occasione di riconciliarci, condannandoci ad una vita di rimpianti e sensi di colpa. Contro l’orgoglio ostinato, tuttavia, per alcune persone, fortunatamente, vince l’amore: quella forza che consente di scalare montagne, di non arrendersi, di lottare, di guardare le cose con la luce della sensatezza e con il giusto discernimento. È quello che accade a Chiara e Marco, i protagonisti della storia raccontata da Orietta Bosch, che dovranno lottare e superare mille avversità per poter conquistare la meritata serenità. Ma cosa può accadere quando nelle incomprensioni ci si mette di mezzo anche il dio denaro? Sappiamo come l’attaccamento ai soldi sia la causa della maggior parte dei litigi, delle incomprensioni, di situazioni dolorose soprattutto tra famigliari. È un problema antico quello dell’avidità della ricchezza. Orazio sosteneva ai suoi tempi come il denaro potesse aprire sì ogni porta, ma che solo il saggio fosse veramente ricco. La condanna del denaro e della ricchezza, sono del resto più volte riprese nella Bibbia; Gesù, infatti, diceva: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». La brama di denaro è dunque incompatibile per l’uomo che vuole vivere secondo i desideri di Dio in quanto fa dimenticare i veri valori, le cose più importanti, i sentimenti più sacri. Esso è la peggiore delle malattie dell’uomo quando diventa attaccamento. Anche se il denaro può indubbiamente aiutare a risolvere dei problemi pratici e a vivere meglio, di certo non è un elemento indispensabile per la felicità. Tutto sta nell’uso che si fa di ogni cosa a nostra disposizione. Potremmo, per esempio, avere in casa una cantina, ma non per questo diventare degli ubriaconi. Quella raccontata dalla Bosh non è solo una storia di difficoltà, prove da superare, ingiustizie, sacrifici, fede, amore di coppia, amore genitoriale e altruismo, ma anche di un mistero che prende consistenza proprio nel mezzo della narrazione; la presenza di qualcosa della quale Chiara, la protagonista, ne ignorava l’esistenza, qualcosa che risolverà di certo molti problemi ai personaggi della storia, ma, come si sa, ogni realtà ha sempre il risvolto della medaglia, imprevisto, inaspettato, che può improvvisamente rimescolare le carte e cambiare il corso degli eventi e con essi i sentimenti. Ma qual è questo mistero che cambierà definitivamente la vita di Marco, di Chiara e dei suoi famigliari? E in che modo la cambierà? Lo scoprirete leggendo il significativo libro dell’autrice, dalle tonalità del genere giallo, che di certo è ricco di messaggi e fa riflettere su molti aspetti della vita.
Loredana Angela
INTERVISTA ALL’AUTRICE
Come nasce l’idea di questo libro?

Ho promesso di raccontare la storia di due miei amici: Marco e Chiara, per lasciare un messaggio, quello di non pentirsi mai di aver voluto bene a persone che poi si sono rivelate diverse da come pensavamo. Perché poi saranno loro, solo loro, a pentirsi di come si sono comportate, anche se sarà troppo tardi. Non voglio che l’umiltà sia un valore in via di estinzione. Scrivendo questo libro, insegno che alla fine l’unico a soffrire sarà chi ha sbagliato.
Quanto può essere difficile pronunciare la parola scusa?
Enormemente difficile. Ho scritto questo libro con la presunzione che queste cose non accadano più, ma consapevole che non accadrà, spero solo che il lettore rifletta, in quanto ritengo che la vita sia troppo breve per viverla in guerra e che si viva meglio in pace. Pace: una parola che si pronuncia da sempre, tutti la cercano ma alla fine nessuno la vuole veramente. Mi illudo che almeno ognuno di noi impari ad essere in pace con sé stesso.
Quattro aggettivi o frasi per descrivere il suo libro motivandone la scelta.
Una storia tinta di giallo, una caccia al tesoro, una storia d’amore tormentata, una lezione di vita.
Amore e interessi possono coesistere serenamente?
L’orgoglio ci intrappola, solo l’umiltà ci libera, ma questa, ripeto, è un valore in via di estinzione. Siamo tutti sempre più avidi, solo un grande amore, ripeto, grande e disinteressato, può farcela.
A proposito del suo libro…
Questa è la storia di una coppia che, dopo varie sofferenze, riesce finalmente a trovare la serenità. Proprio in quel momento le persone a loro più vicine, quelle che amavano di più, voltarono loro le spalle. Il dolore non impedì alla coppia di continuare a vivere e dopo diversi episodi che colorano di giallo la loro storia, riescono finalmente a trovare la “chiave” che risolve i problemi economici di tutti, anche di quelli che avevano tradito. Un giorno capita qualcosa di imprevisto… La vita è breve pensiamoci bene e facciamo in modo che non sia mai troppo tardi per chiedere scusa.
Il booktrailer del percorso artistico culturale dell’autrice Orietta Bosch:
https://m.youtube.com/watch?v=Up2HY5wNNYQ&feature=youtu.be
L’AUTRICE SI RACCONTA
Mi chiamo Orietta Bosch. Vivo a Mariano del Friuli. Ho 61 anni. Sono infermiera in pensione. Andare in pensione per molti è una liberazione, per altri un dramma. Per me, dove i primi 15 giorni in cui credevo di essere in ferie, è stata una vera e propria crisi. Mi sentivo strana in quanto avevo perduto una parte di me: non ero più un riferimento per la gente e mi sentivo inutile. Non trovavo motivazioni ma fu in quel momento che mi resi conto che la mancanza di motivazione è la forza e la più importante delle sfide. Sicuramente tutti possono dire di aver vissuto un momento in cui ci sono sentiti smarriti come mi sentivo io. Decisi, quindi, di scrivere, ma quello lo avevo sempre fatto, quindi pensai di pubblicare i miei scritti. Le case editrici risposero positivamente e iniziai questa meravigliosa esperienza. Ho sempre messo una parte di me in ciò che faccio, così ho continuato ad essere un punto di riferimento, questa volta per i lettori. Per hobby sono diventata una scrittrice. Ho pubblicato il libro della mia vita un anno fa ed è stato un successo non solo nazionale ma internazionale visto che la Europe books di Londra sta divulgando i libri in inglese. Quello che scrivo, piace. Un segnale positivo viene dalle vendite. Scusa e Anna sono storie vere che lasciano un messaggio al lettore. Ho riconquistato in questo modo l’autostima. L’autostima non ci insegna a scrivere, ma spesso una bassa autostima viene scambiata per mancanza di talento. Riprendendo fiducia mi sono sentita motivata… questo mi ha ringiovanito l’anima e caricato positivamente. La vita è diventata una continua fonte di ispirazione. Allenando i miei cinque sensi, guardando dentro di me, ascoltando la vita degli altri ho scritto un nuovo libro Giulia in fuga da sé stessa che uscirà a Pasqua. Tutti dovrebbero avere qualcosa da fare, qualcosa che li renda vivi, che li carichi positivamente, che li faccia sorridere alla vita anche se gli anni corrono veloci e la gioventù è alle spalle. Io lo faccio scrivendo e la grande soddisfazione personale non ha limiti. Mi chiamano l’infermiera scrittrice. Per 40 anni ha aiutato gli altri con la mia professione ora lo faccio scrivendo.