GIOVANNA FRACASSI: IL RESPIRO DEL TEMPO
GENERE: POESIA
RECENSIONE
“… Il più minuto germoglio dimostra che davvero non c’è nessuna morte, e che anche se ci fosse porterebbe dritta alla vita… Tutto continua e si estende, niente si annulla, e morire è qualcosa di diverso da quello che si suppone…” Sono queste le parole di Walt Whitman in Foglie d’erba riportate dall’autrice Giovanna Fracassi, all’inizio della sua silloge Il respiro del tempo (Kubera Edizioni, 2018, pagg. 104) e che racchiudono il significato intrinseco della sua opera poetica. Il riferimento alla rinascita, attraverso cui tutto si estende, continua e non si annulla, è proprio quello dello spirito, dell’anima che, nonostante le difficoltà dell’esistere, le delusioni e le amarezze, risorge sempre a nuove comprensioni e possibilità. La raccolta poetica dell’autrice risulta essere un vibrante inno alla vita. Giovanna Fracassi, già conosciuta nel panorama letterario per altre sue opere di spessore, in questa raccolta poetica, resa elegante dall’uso di termini ricercati, riesce abilmente, destreggiandosi con fluidità di comunicazione, a scandagliare le più riposte pieghe dell’animo. La sua appare come una ricerca continua e “spasmodica” dell’ “oltre”, dimensione ideale e confortante. Uno stile, il suo, in cui ritmo e suono si fondono alla perfezione fino a rendere i versi scanditi e armoniosamente musicali. Si potrebbe azzardare nell’affermare che per l’autrice la poesia sia musica e viceversa. Fil rouge di tutta la narrazione poetica è il sentimento della nostalgia, che permea tutti i versi. D’effetto risulta la fusione della nostalgia con gli elementi della natura. La luna, il mare, i paesaggi innevati, il vento, l’azzurro del cielo, il tramonto, l’alba sono cari e inseparabili compagni di viaggio dell’autrice. La sua nostalgia è al contempo spazio e tempo dell’altrove, di quella dimensione salvifica e personale che consente di ricamare i ricordi del passato e pensare alla possibilità confortante del futuro. Il suo ‘respiro del tempo’ che si arresta, che smette di seguire il ritmo scandito e imposto del tempo e dello spazio oggettivo, diviene momento soggettivo, prezioso, privato, di ripiegamento e si esprime in quelle pause di riflessione, di meditazione, che conducono l’autrice a vivere un’esperienza ‘fuori dal contingente’. Tale sua dimensione soggettiva è ben espressa nella poesia Spazio: «Ho le ali di seta / per posarmi / sulle nuvole avvinghiate / a questo cielo di fuoco / mi sostiene leggera / il respiro tiepido del vento / che si attorciglia al mio / infinito è lo spazio / che indifferente / s’apre al mio cuore / e solo può incatenarmi / a questo sognare / a questo ricercare / oltre sempre oltre.» Le immagini che giungono al lettore sono quelle di una spinta emozionale traslata dal piano del ‘reale’ a quello dei sentimenti del suo tempo e del suo spazio. E così l’autrice ricrea con la poesia quella personale dimensione sospesa che esprime il desiderio di un’anima che ha ‘ali spiegate e non si lascia imbrigliare espandendosi nell’infinito eterno’. Là dove la tristezza è vissuta come cicatrice che graffia l’anima, l’inchiostro della penna sul foglio è quel balsamo vivo che ristora e conforta la sua vita come esprime brillantemente nella poesia Le mie carte: «Sfregia / ed è cicatrice profonda / la tristezza / che affina i suoi artigli / sulle pietre tenere dell’animo. / Ma / è di bianco sangue / la scia tracciata / fra gli istanti posati / sulle mie carte.» Anche nel racconto dell’amore perso, in cui l’autrice si rammarica non tanto di un ricordo andato quanto di ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, vi è il manto pacato della nostalgia a disegnare, minuziosamente, i suoi versi. Di grande intensità e di indubbio valore artistico la raccolta poetica Il respiro del tempo di Giovanna Fracassi riesce ad emozionare il lettore conducendolo, quasi per mano, in quei luoghi dell’anima dove ci si perde piacevolmente e in cui ci si sente cullati e abbracciati dal conforto di una nostalgia amica che sa di speranza.
Recensione a cura di Alessandra Ferraro
INTERVISTA
Cosa significa comporre versi per Giovanna Fracassi?
Significa osservare ed entrare in ascolto di ciò che mi circonda per poi portarlo ‘dentro’ la mia storia, nelle stanze della mia vita, colorarlo e caricarlo dei significati e delle emozioni che permeano il mio viaggiare nell’esistenza, plasmarlo per dare voce al mio pensiero, ai miei valori, ai miei sentimenti.
Quando ha iniziato a scrivere poesie?
Ho iniziato molto presto, ancora adolescente, ma vi sono stati lunghi periodi in cui sono rimasta lontana dalla scrittura poetica, assorbita dagli studi, dagli impegni famigliari e di lavoro, dai viaggi.
Secondo lei esistono delle regole affinché una poesia possa essere definita tale?
Esistono le regole della metrica, vi è l’uso delle figure retoriche quali la metafora, la personificazione, la similitudine, vi è il ritmo dato dalle assonanze e dalle consonanze, dall’alliterazione, dalle onomatopee e dall’anafora, dalle rime dalla punteggiatura e tanto ancora. Ritengo però che ogni poeta dal 900 in poi, abbia la libertà di accogliere solo in parte queste regole o addirittura di ignorarle completamente. Per quanto mi riguarda ciò che ritengo importante è riuscire a comunicare in modo chiaro e coinvolgente ciò che desidero esprimere e questo avviene, solitamente, attraverso un movimento circolare che dall’esterno, dal mondo, porta all’interno alla riflessione e alla rielaborazione personale, per poi ritornare a confluire nel punto di partenza. Arricchito però da un nuovo sentire, da una sintesi diversa che coniuga li mio IO con quello dell’Altro, sia questo inteso come individuo che come natura. Uso molto le metafore le similitudini e le personificazioni.
Questa è particolarmente un’opera di riflessione e ripiegamento interiore… espliciti le sue motivazioni.
Penso che tutto abbia origine nella nostra interiorità, in quel nucleo che chiamiamo Io e che racchiude in sè il nostro passato come individuo ma anche come specie. È il luogo – non luogo dove sedimentano e germogliano non solo i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri comportamanti ma anche i nostri valori, i nostri ideali, ciò in cui crediamo e ciò a cui aspiriamo. Senza il nostro Io non avremmo la posibilità di orientarci in questo viaggio così intenso che è la vita e neppure potremmo leggere la realtà fuori di noi, interpretarla, rielaborarla e magari trasformarla. Neppure ci sarebbe consentito entrare in comunicazione con i nostri simili in modo empatico e quindi positivo, costruire con l’Altro da noi dei rapporti significativi e costruttivi… Il mio ripiegamento interiore è in realtà il prerequisito, il viatico per comprendere ed entrare in contatto con ciò che è fuori di me.
Natura, sentimenti ed emozioni nei suoi versi sono un tutt’uno. È la natura a ispirarla o il suo sentire ad avvicinarsi e fondersi ad essa?
Entrambe le cose. Spesso è una mia riflessione, un mio semtimento o una emozione, o ancora un ricordo, un sentimento di nostalgia o di struggimento che trova un riflesso in un aspetto della natura, nella luce particolare di certe ore del giorno, o nel rincorrersi delle stagioni. Altre volte è, al contrario, l’apertura dei miei sensi che mi connette con gli aspetti, anche i più semplici della natura, come l’andare frettoloso ma metodico di un’ape da un fiore all’altro, a solleticare la mia sensibilità poetica e a spingermi a trovare le parole per raccontare un istante di me. Vorrei aggiungere che la mia passione per la scrittura nasce da quello che mi piace definire il mio rapporto con la vita. Ricorro all’immagine di me seduta accanto ad un grande forziere ormai per meno della metà pieno di monete antiche e di rari gioielli. Dietro di me, c’è un bel mucchietto di soldi d’oro e d’argento e varie pietre preziose, altre sono ancora strette fra le mie dita. Le rimanenti giacciono ammiccanti nel fondo del grande scrigno. Ed eccomi allora qui, a metà di un pomeriggio inoltrato, a scrivere alcune righe perché, occupata a sbrigare le varie faccende in casa e in giardino, pensando al senso di questa mia giornata, al fatto che una di quelle perle che tengo in mano sta per essere depositata nel mucchio dietro di me mi chiedo: cosa resterà per me, di questo giorno peraltro tranquillo, passabilmente sereno? Il bisogno imperioso di scrivere è la mia risposta. Ora sempre più spesso, se un giorno trascorre senza che io abbia appuntato, con la calamita della memoria fermata con le parole, un mio pensiero, una mia riflessione, mi assale l’angoscia di aver mancato un’occasione importante. Spesso mi interrogo su questa necessità, peraltro sempre più condivisa da molte altre persone, di seminare dietro di me, al mio passaggio su questa terra, un po’ di parole, di concetti, di pensieri appunto, quasi che un giorno io stessa ne potessi spiare i germogli e vederne poi i fiori o i frutti. Mentre in realtà so che da tutto questo sacco di sementi non verrà alcuna fioritura né vi sarà beneficio alcuno. Tuttavia questo atto è in grado di testimoniarmi di aver goduto di una perla, di un rubino del mio forziere e mi rende pure consapevole di quanto si stia riducendo il mio “tesoro”. Scrivere è dare qualcosa di sè a chi legge, è guardarsi dentro per capirsi, per calmarsi, per ritrovare la voglia di essere felice quando questo sembra difficile. Scrivere è dimenticarsi della parte peggiore di se stessi, è ritorvare la propria energia; è riconciliarsi con il mondo intero, è relativizzare il dolore, è contestualizzare la propria esistenza. Scrivere non è solo lasciare un messaggio sulla carta, è regalare una propria emozione all’eternità (non è necessario che qualcuno ci legga perchè ogni parola rimane tracciata sulla mappa dell’Universo in cui tutto si genera, tutto ritorna, nulla va mai disperso).
Desidero inoltre esplicitare alcune linee interpretative di quello che amo definire il mio mondo poetico che è intessuto attorno al nucleo tematico del ritorno, che contempla la presenza prima e l’assenza poi, dentro cui s’intrecciano i fili del ricordo, della nostalgia, della malinconia, della speranza, della solitudine, colmabile quest’ultima solo nel donarsi agli altri, nel farsi compagno di viaggio della solitudine altrui, forse anche per pochi minuti. Ritorno giustificato all’interno del concetto che nulla dell’anima va disperso, che la nostra energia spirituale non si esaurisce con la morte del corpo, ma resta a gravitare, attraverso quelle direttrici che chiamiamo spazio e tempo, categorie che usiamo per dare un ordine al nostro vissuto e a quello dell’umanità, ma che sono estranee allo spirito che ci anima. Quello spirito la cui unicità ci determina e ci identifica come singolo essere irripetibile e dal quale siamo irresistibilmente attratti tanto dall’avvicinarci all’altro da noi, con curiosità ma anche con empatia. Empatia che ci conduce anche a provare compassione, solidarietà, complicità.
Ha qualche altro progetto artistico-letterario?
Sto lavorando a parecchi progetti, da tempo per alcuni, più recentemente per altri. Scrivo racconti sia per adolescenti che per adulti, filastrocche, favole per i più piccoli, recensioni. Parte di questi scritti verranno successivamente pubblicati in raccolte tematiche. Ciò che però assorbirà maggiormente il mio impegno è un romanzo storico per il quale sto raccogliendo del materiale. Le idee non mi mancano.
BIOGRAFIA
Giovanna Fracassi è un’autrice vicentina che da anni affianca alla sua professione di docente la passione per la scrittura. Laureata in Lettere e Filosofia all’Università di Padova con la tesi “Il tema della corporeità in J.P. Sartre”, consegue varie abilitazioni all’insegnamento, una specializzazione per l’utilizzo del metodo Braille, un master in Cinema, teatro e spettacolo e uno in Couseling. Fin da giovanissima si è dedicata all’insegnamento in ogni ordine e grado di scuola e parallelamente ha scritto poesie, filastrocche, fiabe, racconti pubblicati in varie sillogi e raccolte antologiche ed enciclopedie specializzate, presentate in varie Fiere del Libro nazionali e internazionali e con i quali ha vinto numerosi premi e ottenuto menzioni di merito e riconoscimenti. Inoltre ha collaborato, come recensionista, con alcune riviste specializzate e i suoi scritti sono pubblicati nel suo blogh oltre che nelle sue pagine Facebook. Autrice poliedrica si interessa inoltre di fotografia, filmografia, musica e storia dell’arte. Passioni che nutre viaggiando in Italia, in Europa e in particolare in Russia.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Arabesques (2012), Ed Rupe Mutevole
Opalescenze (2013) Ed. Rupe mutevole
La cenere del tempo (2014) Ed. Rupe Mutevole.
Emma alle porte della solitudine (2015) Ed. Rupe Mutevole.
In esilio da me (2016) Ed. Kimerik.
Nella clessidra del cuore (2017) Ed Rupe Mutevole.
L’albero delle filastrocche (2018) Ed. Rupe Mutevole.
Il respiro del tempo (2018) Ed. Kubera.
link per l’acquisto del libro:
https://www.kuberaedizioni.it/prodotto/il-respiro-del-tempo/