ROMEA PONZA: LIMBO – ASPETTANDO L’AURORA (PRIMO VOLUME) E LIMBO, AL GUARDO RESPIRO (SECONDO VOLUME) Scritturaviva – La Voce del Recensore

ROMEA PONZA: LIMBO – ASPETTANDO L’AURORA (PRIMO VOLUME) E LIMBO, AL GUARDO RESPIRO (SECONDO VOLUME)

GENERE: POESIA

RECENSIONE

Sono tanti i messaggi e le urgenze che emergono dalla silloge Limbo – Aspettando l’aurora, (Aletti Edizioni, pagg. 96, anno di pubblicazione 2020) di Romea Ponza. Una silloge impegnativa e impegnata la potremmo definire, dunque, perché volta al raggiungimento di una consapevolezza che ha in sé l’azione, ossia la necessità di compiere quel salto indispensabile per capire chi siamo è perché siamo qui in questo momento, nell’attuale fase transitoria di una crisi a livello globale. Le poesie a volte risuonano come un monito, un avvertimento per ciò che accadrà o potrebbe accadere, e nello stesso tempo si fanno portavoce di un pensiero gentile, fiero, appagato che è quello della credenza, della fede in Dio e in noi, consapevoli che tutto ciò che stiamo vivendo in questi tempi, pur portando dolore, smarrimento, angoscia, disorientamento, se visto da un’altra prospettiva è opportunità di riflessione, di pausa meditativa, di crescita orientata al cambiamento, di trascendenza, perché nessuno è una monade isolata bensì un anello di una infinita catena, forse invisibile, connessa all’Invisibile, ma percettibile soprattutto a seguito degli ultimi eventi, in primis la pandemia con tutte le conseguenze che ci hanno coinvolto e provato. È questo per l’autrice anche il tempo del “resoconto” e delle responsabilità, come scrive a conclusione del comportamento poetico Limbo: «È tempo di gestire, ora, / nel grembo della Madre, / nella fidente attesa; / e, quando ciò che deve cadere sarà crollato, / uno sarà preso, l’altro lasciato, / ognuno raccoglierà / per ciò che avrà seminato». E nonostante il tono serioso delle sue riflessioni poetiche è sempre ben centrato e solido quel suo senso di appartenenza al tutto: alla natura, alla Madre terra che ci offre ogni giorno spettacolari miracoli, come la magia del crepuscolo, e quel sentimento tangibile che si esprime nella comunione dell’autrice con gli elementi naturali quali il cielo, il mare che rendono tutto più leggero, giocoso. Alle riflessioni sul mondo esterno l’autrice riesce a intrecciare abilmente il suo mondo interiore, personale, psicologico, che la vede in primis isolata, ripiegata su se stessa; una solitudine che è inizialmente condizione e scelta al contempo, ma che poi le darà quello slancio e quella forza di diventare radice e di non temere le tempeste della vita. Bellezza e amore sono ovunque: e nelle intercapedini dei versi dai significati polisemici che si possono leggere sulla superficie, e dentro, al centro del suo sentire, reduci di quella trasformazione, (maturazione) dentro e fuori, come crisalide che diviene farfalla. Ma prima è necessario il buio, l’abisso, l’incontro con ciò che ci spaventa e il continuare ad affondare perché solo lì, nel profondo, è possibile l’incontro con la nostra anima, la parte più autentica di noi, l’essenza che ci permetterà di risorgere e andare verso ciò che è eterno, in un continuo cambiamento di forma e dimensioni. Una visione onnicomprensiva dunque di questa realtà e di quella che non vediamo ma che ci appartiene e con la quale siamo intimamente connessi. Da una parte i ricordi si incastrano nel puzzle di una vita, e dall’altra il mistero (l’arcano sentire) pretende la sua attenzione senza rimandi. Nel “gioco” tra realtà e speranza, l’autrice si muove in punta di piedi ma con un incedere sicuro, perché ora sembra conoscere il suo perché, e le domande alle quali prima accennava risposte ora prendono la forma di conferme nel modo di sentire i suoi sospiri interiori e di vedere ciò la circonda e il senso che traspare. È la stessa poesia che le dà sicurezza perché al suo cospetto la sua anima è nuda, e di ciò se ne compiace. Laddove ci si ostina a celare sentimenti e stati d’animo per non apparire vulnerabili, subentra il verso a riequilibrare il tutto, come scrive nel componimento poetico Lacrime nascoste: «Le lacrime non piante, / pur di non darla vinta, / un lago sotterraneo / dagli argini robusti, / al passar degli anni / rompono la diga, / si fanno fiume in piena, / a delta si diramano, / finalmente libere, / tra le rime di un poema». Ed è uno straripare d’amore, di consapevolezza, di ricerca di autentica libertà della quale sono imbevute tutte le sue poesie. Una libertà raggiunta anche a seguito di esperienze deludenti e di sofferenza quando la sua risposta nonostante tutto era il sorriso: «Ho usato il sorriso / anche controvento, / anche quando pativo / un aperto affronto, / per rendere all’odio / l’amore espianto…». E nella sua forza interiore e nella determinazione l’autrice sa dove dirigersi cominciando dal desiderare: «Voglio fiorire / come un campo amaranto, / dove il sole splende / ad ogni momento, / essere gioia / per chi mi è accanto, / viver la vita / senza alcun rimpianto». La Ponza riesce a ricomporre ogni frammento della sua esistenza e a darle un senso, poiché accetta di sé tutte le sfumature e gli opposti, la luce e il buio, la gioia e il dolore, e li integra perfettamente come esprime nella poesia Mandala: «… Nell’ampiezza del cuore scorgo ogni frammento, / … / Prima non ero, / divisa, / … / ora sono, / integra, / li vivo intensamente». I versi sono morbidi, armoniosi, accoglienti. La figura retorica della rima conferisce un suono rotondo e quel senso melodioso che riesce a limare anche le sensazioni e le emozioni più impegnative dell’autrice. Una silloge che conduce piacevolmente il lettore per mano, guidandolo nei mondi interiori dell’autrice che esprimono quell’urgenza di essere luce e di donare amore, perché solo guardando col cuore è possibile un’autentica rinascita.

Alessandra Ferraro

ROMEA PONZA: LIMBO, AL GUARDO RESPIRO (SECONDO VOLUME)

GENERE: POESIA

RECENSIONE

«Proprio ora che anche respirare, che equivale a vivere, può sembrare un atto di irresponsabilità verso te stesso e il tuo prossimo, concentrati sul tuo respiro, rilassati. Ricorda che quando tutto sembra essere andato storto, i veri eroi scoprono di avere risorse nascoste, cominciano a tirarle fuori.»
Sono queste le pregnanti parole di Romea Ponza che ci incanta con il suo sentire attraverso le poesie del secondo volume Limbo, intitolato Al guardo, respiro. Una silloge poetica atipica che si avvale della splendida prefazione di Francesco Gazzè il quale non poteva fare ritratto più completo dell’autrice. Silloge atipica perché la Ponza prima di toccarci con i suoi versi avverte il bisogno di parlare di sé, della sua quotidianità, presentandosi, in un certo senso, con il suo scritto in prosa intitolato E mi manca il sole – Memorie di un’afosa giornata d’agosto in un anno bisesto. Il lettore riesce facilmente a identificarsi, sorridendo, riflettendo e partecipando ai suoi stati d’animo. E in queste pagine si avverte chiaro il suo di respiro che è sì un atto involontario ma anche consapevole se, come scrive l’autrice riusciamo a concentrarci, a sentirci fino in fondo, ad ascoltarci. Cos’è in fondo il respiro se non quel momento prezioso per meditare, per riprenderci il nostro tempo? È nelle pause riflessive che troviamo la forza di ripulirci dal superfluo, di fare spazio, di riuscire a intravedere la luce, di scorgere quelle opportunità che anche in un periodo difficile come quello pandemico non mancano di bussare alle nostre porte.
Ed è con i suoi versi, colmi di emozioni delicate ma incisive al contempo, che l’autrice ci consente di andare in profondità, tra gli strati dell’anima e dell’inconscio, cogliendo le diverse sfumature della propria personalità, rendendoci partecipi di un sentire che è un po’ forse anche il nostro. Perché anche se ognuno di noi esprime le emozioni in modo differente, il sentire, inteso come folgorazione, sorpresa, stupore, timore, è simile. Benché il ritratto che emerge dai suoi componimenti poetici è quello di una donna determinata, ciò non significa che non provi inquietudine in riferimento agli eventi che costituiscono la sua realtà… poiché per essere forti, per riuscire a superare i momenti difficili, che si voglia o no, bisogna fare l’esperienza di quelli cupi, sporcarsi fino in fondo, avvertirli fin dentro le ossa. E di momenti cupi l’autrice ne parla in alcuni componimenti in particolare come in Impotenza (corto circuito della mente), Ratto d’angoscia e Ansia bandita (casa@quieora.soul). Ma nei suoi versi c’è anche spazio per l’ironia, per quella risata buona che alleggerisce l’animo e consola, come nel componimento Cazzangularia nel quale un po’ tutti ci rivediamo negli atteggiamenti di chi, consapevole dell’inutilità di far comprendere qualcosa a qualcuno che forse mai capirà, l’autrice si esprime in questi termini divertenti e coloriti: «A chi!?!?!? / Questi non meritano neanche due male parole! / Cerco di capirli, ma non sono come loro, / io ho la dignità di mantenere la parola. / Vorrei solo togliermi lo sfizio, / a uno a uno, di appiccicarli al muro / ma di sporcarmi le mani non ci penso proprio, / e allora adesso ho imparato, / prima gli rido in faccia e poi mi giro, / se mi devono accoltellare / devono prima baciarmi il culo».
Intensa e coinvolgente la silloge della Ponza ha in sé la purezza della spontaneità ma anche quella sfrontatezza di chi non si lascia circuire. Riflessione, analisi, ma anche tanta voglia di farsi scivolare addosso la pesantezza della vita, lasciandosi abbracciare dai ricordi che a volte divengono nostalgici, altre rinfrancanti. Ed è sempre viva la presenza degli elementi naturali, balsamo e consolazione per l’animo. La natura per l’autrice è complice amica, come esprime nella dedica – Dedicata al mio amico, il mare. Roma, 3 marzo, 2019 – alla poesia Alba di mare. E sembra che quel mare descritto dall’autrice esca dalle pagine, fino a sentirne il profumo e ad avvertire gli schizzi delle onde. Un’immersione e la fusione rese ancor più tangibili dall’uso di un linguaggio chiaro, appropriato, figurativo: «… dai flutti agitati, / a cui affido la mente, / di rimando la pace / col suo abbraccio avvolgente…»
Anche in questo secondo volume la rima è regina e anima della stessa poesia, conferendole quella armonia e compiutezza che rende il verso sonoro, piacevole e accogliente. Ci sono poesie che una volta lette ti restano in mente, impresse come fotografie; è il caso di Romea Ponza capace di traslare il frangente illuminativo dal piano visivo e sensitivo alla parola scritta che non muore mai sulla carta ma torna a vivere davanti agli occhi del lettore.
Alessandra Ferraro

ROMEA PONZA – NOTA BIOGRAFICA
Romea Ponza è nata a Napoli, il 9 agosto 1968. La sua poesia e le sue canzoni prendono spunto dal suo interesse per la ricerca interiore e la conoscenza della multidimensionalità dell’anima, verso cui ha sempre avuto una naturale predisposizione e che ha coltivato profondamente nei momenti più difficili della sua vita, immergendosi nello studio di varie discipline olistiche e spirituali, tra cui il Reiki e il Pranic Healing ricavando conforto, senso e significato degli eventi, un nuovo equilibrio interiore e addirittura guarigione a livello psicofisico. Attualmente vive a Roma, sulla Portuense, a una decina di Km dal paese di Fiumicino, nei pressi del Tevere, dove spesso percorre un tratto di pista ciclabile che offre un bel paesaggio silente dove ritrova se stessa, la pace, passeggiando, meditando, scrivendo e pedalando, a volte, fino al mare di Fiumicino o, anche, a volte in bici, o anche in auto, arrivando fino al lungomare di Ostia dove pure, davanti al mare, riesce a trovare ulteriore ispirazione per i suoi componimenti. Oggi è Master Reiki.
Ha preso parte a diversi seminari di scrittura poetica, avvalendosi dei consigli e dell’esperienza di autori Quali Giulio Rapetti MOGOL, Alfredo Rapetti MOGOL (Cheope), Francesco Gazzè, Cosimo Damiano Damato, Franco Arminio, Giuseppe Aletti.
Si è distinta in diverse competizioni letterarie conseguendo i seguenti premi:

1° posto, sezione poesia inedita del I Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij con la poesia inedita “COME L’ACQUA”;

1° posto, sezione musica del V Premio Internazionale Maria Cumani Quasimodo al femminile con il testo della canzone in inglese “SECOND WAVE SISTER”;

2° posto, sezione poesia inedita del V Premio Internazionale Maria Cumani Quasimodo al femminile con la poesia inedita “LE VOCI DELLE DONNE”;

5° posto, sezione Faretra (autore più eclettico) del V Premio Internazionale Maria Cumani Quasimodo al femminile;

1° posto, sezione Faretra (autore più eclettico) del V Premio Internazionale Salvatore Quasimodo;

4° posto, sezione raccolta di 15 poesie inedite del V Premio Internazionale Salvatore Quasimodo con la raccolta “DIAMANTI IN VIAGGIO SUL FILO DEL CREPUSCOLO”

4° posto, sezione poesia inedita del XXI Premio Internazionale Habere Artem con la poesia inedita “STORMI AL TRAMONTO”;

6° posto sezione narrativa del 6° Premio Internazionale Salvatore Quasimodo con il racconto breve “E MI MANCA IL SOLE”;

come poeta finalista, rientrando con le sue opere nella pubblicazione delle relative antologie e ricevendo menzioni speciali e di merito in diverse edizioni di premi quali “Tra un Fiore Colto e l’Altro Donato”, “Il Tiburtino”, “Parole In Fuga”, “Giornata Mondiale della Poesia: Dedicato a… Poesie per Ricordare”, “Verrà Il Mattino e Avrà un tuo Verso”, “Il Federiciano”, “Premio CET Scuola Autori di Mogol”; Premio Habere Artem”; Premio Internazionale Maria Cumani Quasimodo” “La Panchina dei Versi”, “Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”, “Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij”, “VI Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti”.
Ha partecipato come autrice al “Tour Music Fest” edizioni 2019 e 2021 con buoni risultati.
Nel giugno 2019 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, sia in italiano che in inglese intitolata “L’Arcobaleno tra il Sole e il Mare – The Rainbow Between the Sun and the Sea” con la prestigiosa presentazione di Alessandro Quasimodo anche in formato video (Aletti Editore).
Nel 2020, con la IV edizione de “Il Tiburtino” si è aggiudicata il superpremio, pubblicando nella collana “I Diamanti” la raccolta “LIMBO, Aspettando L’Aurora – Vol. I”, con la prestigiosa introduzione di Cosimo Damiano Damato, intervistata da Alessandro Quasimodo (Aletti Editore).
Nel Luglio 2022 ha pubblicato LIMBO Vol. II, Al Guado Respiro con Aletti Editore;
Ha pubblicato, infine, in diverse antologie della Aletti editore quali “Alessandro Quasimodo Legge I poeti Contemporanei”, “Parole In Fuga”, “Scirocco 2019” e “Maestrale 2020” per la collana Poeti del Nuovo Millennio a Confronto.
I suoi migliori componimenti: “COME L’ACQUA”, “LE VOCI DELLE DONNE”, “STORMI AL TRAMONTO”, “E MI MANCA IL SOLE” fanno parte del suo ultimo lavoro uscito a fine luglio, la raccolta LIMBO Vol.II Al Guado Respiro.

INTERVISTA A Romea PONZA
AUTRICE DI:
LIMBO, ASPETTANDO L’AURORA E LIMBO, VOL. II, AL GUADO RESPIRO

Come nasce l’idea di scrivere una silloge poetica in due volumi?
A dire il vero, non è nata subito l’idea di creare due volumi. In realtà neanche il primo volume era in programma.
LIMBO, Aspettando l’Aurora, il primo volume, è nato per una piacevole inaspettata sorpresa, quella di aver vinto un superpremio previsto in uno dei concorsi della Aletti Editore, un’assegnazione straordinaria aggiudicata dalla casa editrice ad autori più meritevoli, oltre la classifica ordinaria dei vincitori, nella IV edizione de “IL TIBURTINO”, quasi a tirarmi fuori un’opera dai contenuti molto personali ma che poi si è arricchita molto dell’esperienza globale del covid, perché, infatti, è uscito a settembre 2020.
L’intensa esperienza del covid mi ha portata a risprofondare in diverse questioni interiori, in particolare la solitudine protratta e il mio modo di relazionarmi con gli altri, con gli eventi e, in particolare, con situazioni che credevo di essermi ormai lasciata alle spalle e che in quel momento mi accorgevo non riguardavano solo me ma il mondo intero: è nata quindi l’urgenza, direi, di scrivere LIMBO vol. II, Al Guado Respiro, per creare un legame più forte tra me e il mio prossimo in un periodo di forte isolamento, lutto e disagio generale, desiderosa di condividere, sostenere e consolare in qualche modo chi si fosse avvicinato alle mie creazioni, proponendo al lettore una via d’uscita dallo sconforto e dalla profonda perdita affettiva ed economica e dalla totale confusione interiore attraverso la meditazione, la conoscenza di se stessi e la ricerca di un equilibrio che non dovesse dipendere dalle circostanze esterne ma che scaturisse dalla scoperta delle proprie risorse innate, praticando delle discipline spirituali che hanno sostenuto me con enorme beneficio durante il mio periodo di difficoltà personale di cui parlo nel primo volume.

Cosa significa fare poesia per Romea Ponza?
Nel mio caso la poesia ha molto a che fare con la necessità di riuscire a comunicare.
Inoltre è l’opportunità di lanciare un messaggio profondo che possa fare breccia nei cuori ed ampliare le prospettive, creare nuove visioni, gettare le basi per un nuovo modo di pensare, addirittura un servizio agli altri reso attraverso la scoperta continua e lo sviluppo del proprio talento creativo, quindi non solo l’esigenza personale di una catarsi. In quest’ultimo caso la poesia è un vero e proprio specchio e funziona davvero è un prezioso aiuto.

La figura retorica della rima è molto presente nei suoi componimenti. È qualcosa di ricercato o spontaneo?
La rima avviene davvero spontaneamente. Ci provo, quando capita, a creare qualcosa che sia meno cadenzato e talvolta mi riesce, ma mi sono resa conto che la rima è proprio parte della mia peculiare capacità di creare assonanze e ritmi, di armonizzare in una fluida rappresentazione il mio messaggio.

Ci sono dei poeti classici ai quali si sente affine?
Non saprei. La mia poesia nasce dallo studio delle discipline orientali e spirituali, non tanto dallo studio dei poeti classici. Ma credo che non manchino degli involontari riferimenti. Alessandro Quasimodo, che ha curato la prefazione del mio primo libro intitolato L’Arcobaleno tra il Sole e il Mare ha visto nei miei versi dei contenuti che si avvicinano al pensiero del Petrarca ne L’Ascesa al Monte Ventoso, con riferimento alle Confessioni di S. Agostino, in cui viene sottolineata l’importanza di una costante introspezione nel nostro cammino esistenziale.
Qualche altro lettore ha voluto vedere qualcosa di Kafka quando nei miei versi parlo di metamorfosi.

Ha in cantiere qualche altro lavoro poetico?
Continuo a scrivere ma soprattutto a perfezionare il mio modo di farlo. Ora lascio i miei versi “a marinare” per un periodo più lungo, li curo con un’attenzione sempre maggiore, li affino con calma perchè vorrei scrivere opere che abbiano una sempre maggiore qualità espressiva sia nel contenuto che nella forma, quindi mi sto prendendo del tempo. Vedremo.